Arriva finalmente nelle sale italiane IT, la trasposizione cinematografica del famoso romanzo di Stephen King che già negli anni ’90 ha terrorizzato gran parte del pubblico televisivo.
Nella piccola cittadina Derry stanno avvenendo misteriose sparizioni, bambini e adolescenti non fanno ritorno a casa. Qualcosa accomuna le vittime di questi rapimenti. Un’entità maligna che vive all’interno delle fogne, dalle sembianze di pagliaccio, chiamato Pennywise (Bill Skarsgård), li attira a se facendo leva su quella sensazione universale, di cui tutti soffrono: la paura. Bill (Jaeden Lieberher) non si dà pace per la scomparsa del fratellino Georgie, e trascina i suoi amici Richie (Finn Wolfhard), Eddie (Jack Dylan Grazer) e Stanley (Wyatt Oleff) nella ricerca che li porterà verso la verità celata dietro le sparizioni. A loro si aggiungono la bellissima Beverly (Sophia Lillis) e il nuovo arrivato in città Ben (Jeremy Ray Taylor) che, grazie alle ore trascorse in biblioteca intento a nascondersi dai bulli, scopre che a Derry avvengono strani accadimenti con una cadenza di 27 anni.
Il punto di forza di IT é sicuramente il motto che persiste per tutta la pellicola “Se restiamo uniti, vinceremo”, l’arma cruciale per poter sconfiggere qualsiasi paura, anche la più inconscia che ci trasciniamo dall’infanzia. La cosa indefinita IT é la rappresentazione della malvagità più pura, della sua persistenza e potenza all’interno di ognuno, che talvolta si prova ad ignorare ma che ci travolge quando é all’apice.
Non é facile portare sullo schermo la stratificazione emotiva che trasmettono le pagine di King, ma gli sceneggiatori (Chase Palmer, Cary Fukunaga e Gary Dauberman) sono riusciti, seppur elaborando dei sapienti tagli, a dar vita a quelle sensazioni di terrore appena lo sguardo dello spettatore incrocia quello del trasformista assassino.
La sensazione di smarrimento e paura é presente in alcune scene, ma non persistente come ci saremmo aspettati, essa si intreccia bene con salti dalla poltrona ben dosati. Il terrore del cattivo e del mistero non é persistente, così da aiutar lo spettatore ad immedesimarsi nei giovani protagonisti, rappresentanti dell’innocente sguardo del pubblico in sala.
Il libro del 1986 permetteva ad ognuno di noi di vedere nella nostra mente quello che in realtà la nostra mentre voleva vedere, dalla trasposizione firmata da Andy Muschietti ritroviamo l’inquietante palloncino rosso, sempre dietro l’angolo, ed i tombini non preannunciano alcun mondo fatato e i pagliacci mantengono lo stesso sguardo diabolico.
L’operazione remake cinematografico funziona, ma in parte delude le aspettative montate nel corso degli anni di preparazione, la suspence di King traspare ben poco sulle immagini del grande schermo, ma qui arriva in soccorso Benjamin Wallfisch che compone una colonna sonora che ci trascina a fondo.
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