La recensione della midseason di Designated Survivor seconda stagione
Designated Survivor è arrivata alla pausa di metà stagione. Dal 9 marzo Netflix distribuirà i restanti dodici episodi della seconda stagione, con la cadenza di uno alla settimana ogni mercoledì.
Questa è una serie prodotta dall’americana ABC mescola al suo interno elementi thriller, political drama e action. Al centro troviamo le vicende di Tom Kirkman (Kiefer Sutherland), modesto politico che si ritrova a diventare presidente degli Stati Uniti dopo un attentato nel quale muoiono tutti i membri del Congresso.
Di seguito la nostra recensione dei primi dieci episodi della seconda stagione, tutti già disponibili su Netflix.
In questa seconda stagione il presidente Kirkman deve districarsi tra il tentativo di trovare il vero mandante del grande attentato al Campidoglio e le difficoltà che il Paese incontra quotidianamente. Questo duplice impegno si riscontra anche nell’impostazione base degli episodi. Infatti più o meno metà del tempo è dedicata alla ricerca del grande cattivo Patrick Lloyd, mentre i restanti minuti si concentrano su una singola sotto-trama che racconta le varie realtà dell’america contemporanea.
Rispetto alla prima stagione, queste sotto storie sembrano molto più importanti della trama principale, che a tratti viene quasi totalmente abbandonata. La grande forza di Designated Survivor, inizialmente, era stata proprio quella uscire fuori con una trama abbastanza innovativa. Cioè un presidente che, dopo un catastrofico attentato, si trova a gestire la più importante potenza mondiale senza averne le capacità, ne le aspirazioni.
Nella seconda stagione tale aspetto assai interessante è molto trascurato a favore di queste fantomatiche sotto-trame, che durano solo lo spazio di un episodio e che spesso risultano banali e noiose. D’altronde Designated Survivor, ricordiamocelo, è una serie nazionale, cioè prodotta da una grande emittente televisiva che va in chiaro nelle case di tutti gli americani. Questo tipo di produttori tendono a realizzare serie più commerciali, simili ai vecchi telefilm di una volta, nei quali la trama principale spesso neanche esisteva.
Come notato già nella parte finale della prima stagione, oramai il ruolo di protagonista non appartiene più a Tom Kirkman, personaggio sempre meno interessante, ma all’agente FBI Anna Wells. Infatti il personaggio interpretato da Maggie Q è onnipresente in praticamente in ogni scena e in ogni problematica che qualsiasi persona al mondo possa avere. Incredibile. Sembra l’unico agente segreto rimasto in tutti gli Stati Uniti. Rapimenti, sequestri, frodi, incendi, attentati, problemi di coppia, FA TUTTO LEI. Risolve tutto lei e, per di più, con una sola espressione, molto incazzata.
Non solo l’ex protagonista Tom Kirkman, ma anche tutti gli altri personaggi principali stanno risentendo tantissimo di questo WELLS-centrismo. Alcuni, tipo il capo dello staff Aaron Shore (Adan Canto), sono praticamente spariti. Altri, tipo la bella Italia Ricci nel ruolo Emily Rhodes e il brillante Kal Penn come capo addetto stampa, sopravvivono grazie ad una improvvisata storia d’amore tra loro due.
Quanto ai tre nuovi personaggi introdotti in questa stagione, la delusione è cocente. L’australiano Ben Lawson interpreta una sorta di James Bond dei poveri, il classico macio con stile britannico che seduce Anna Wells ma che, probabilmente, è un traditore. Davvero niente da segnalare in quanto ad originalità. Un po’ meglio il bravissimo Paulo Costanzo nel ruolo di Lyor Boone, stravagante consigliere politico del presidente ma chiaramente scopiazzato dalla serie dirimpettaia ABC, Scandal.
Grande delusione per il nuovo personaggio femminile, l’avvocato della Casa Bianca Kendra Daynes (Zoe McLellan). Come nel caso dell’agente Wells, anche qui FA TUTTO LEI, sembra essere in grado di occuparsi di tutti i casi legali d’america. Civili, penali, tutto e senza mai bucare lo schermo in quanto a personalità o originalità.
ALLERTA SPOILER. Al termine di questi dieci episodi piuttosto piatti e anonimi, l’ultima scena mostra un camion che investe mortalmente la moglie del presidente Kirkman. Un po’ per tagliare i fili di un altro personaggio moscio, un po’ per ridare suspense ad una storia che sta arrancando, è arrivato quindi il colpo di scena. Saranno stati sicuramente questi fantomatici terroristi internazionali di cui si sente parlare da oramai dieci episodi senza che nessun sappia chi siano e dove risiedano. Anche in questo caso, niente di particolarmente innovativo, ma per sapere come va a finire, non ci resta che attendere il 9 marzo.
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