Da pochi giorni è disponibile su Netflix la serie tv dispotica 3%, prima produzione del colosso streaming americano ad essere interamente prodotta e filmata in Brasile, in lingua originale portoghese. Partita in sordina, dispersa nello sterminato catalogo Netflix, questa serie tv ha letteralmente scalato le classifiche conquistandosi una notevole fetta di consensi e la riconferma per una seconda stagione, già ordinata.
TRAMA:
In un futuro post apocalittico l’umanità vive in miseria all’interno di una sterminata e degradata favela senza confini. Solo il 3% della popolazione conduce un’esistenza nell’agio e nel lusso su una grande isola a largo delle coste del Brasile, chiamata genericamente “oltremare” o “offshore”. Per accedere a questa vita meravigliosa ognuno può tentare, solo una volta nella vita, di superare una lunga serie di prove, chiamate “Il processo”. Durante la prima stagione i candidati sono sottoposti a durissime prove fisiche comportamentali.
In un momento storico in cui, tra romanzi, film e serie tv, siamo continuamente circondati da prodotti che parlano di umanità distrutta, futuro apocalittico e adolescenti in gonnellina che salvano il mondo, pensare che una ventata d’aria fresca possa arrivare da una serie brasiliana, fatta esclusivamente da attori sconosciuti, per giunta neanche doppiata ne in italiano ne in inglese, ma solo sottotitolata, potrebbe sembrare una follia.
E invece è proprio così. Con 3% Netflix ha infatti vinto l’ennesima sfida. Siamo di fronte ad un prodotto fortemente innovativo, di qualità, pieno di profondità e contenuti. Questa serie traumatizzerà fortemente chi pensa che solo americani e britannici possano fare cose buone e, aggiungo di più, per molti aspetti supera anche di molto prodotti a stelle e strisce di argomento simile come The 100’s o Shadowhunters.
La trama ha dei contenuti molto forti sin da subito. Lo spettatore viene immerso immediatamente in una scenografia un po’ monotona ma efficace e in una scrittura convincente, nella quale centinaia di adolescenti, assai lontani dai classici eroi teenagers americani, si scananno senza esclusioni di colpi, ne scorrettezze, per superare le prove che permetterebbero loro si sfuggire una vita di stenti e andare a vivere nel lusso dell’oltremare.
Colpisce come, a differenza dei già citati prodotti americani, il fatto che il 90% degli attori siano giovanissimi non rende minimamente questa serie tv un prodotto per soli ragazzi, anzi. All’interno si ritrovano temi fortissimi come la divisione della società tra ricchi e poveri, la lotta per la sopravvivenza, il dibattito tra una società meritocratica e una società equa, che sono tutto fuorché adolescenziali, ma anzi assai maturi e profondi.
La cosa funziona anche perché questi giovani attori brasiliani, di tutte le etnie, sono bravissimi, credibili, convincenti, capaci di appassionare il pubblico. Stesso discorso per i pochi adulti, tra cui spicca soprattutto lo sconosciuto ai più Joao Miguel, la cui recitazione è degna dei grandi attori americani delle serie tv Netflix più blasonate.
Infine, la scelta di lasciare alla Serie delle tinte assai “brasiliane”, ha pagato alla grande. Le inquadrature e i dialoghi, lo si vede chiaramente, non sono “all’americana”, ma non per questo risultano meno efficaci ai sensi del racconto. Inoltre essere costretti a sentire l’audio in portoghese con i sottotitoli italiani potrebbe nelle prime battute infastidire qualcuno, ma dopo pochi minuti molti apprezzeranno la musicalità e la bellezza di questa lingua, oltre la capacità degli attori di usarla. Il doppiaggio non avrebbe affatto reso lo stesso effetto.
Lo dico chiaramente, non vedo l’ora che arrivi la seconda stagione.
In breve:
3% E’ UNA SERIE SORPRENDENTE, CHE SUPERA DI GRAN LUNGA LE CONCORRENTI AMERICANE NEL GENERE APOCALITTICO DISTOPICO GRAZIE ALL’ORIGINALITA’ E ALLA QUALITA’ DEI CONTENUTI. GUIDATI DA UNA SOLIDA SCRITTURA, GIOVANI ATTORI BRASILIANI HANNO DATO VITA AD UN PRODOTTO DI CUI SENTIREMO PARLARE ANCORA PER MOLTE STAGIONI.
Voto: 8
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