Questa è la nostra recensine di L’incredibile vita di Norman, il nuovo film diretto da Joseph Cesar, con protagonista Richard Gere.
Il personaggio del risolutore ebreo newyorkese Norman Oppenheimer sembra esser stato cucito a pennello sull’attore Richard Gere. Attore più che apprezzato in tutto il mondo, acceso difensore di cause umanitarie, ha riportato sullo schermo tutte le caratteristiche degli ebrei newyorkesi che ha incontrato nel corso della sua vita. Da anni ormai l’attore statunitense predilige pellicole indipendenti e spera che Norman gli faccia ottenere l’ambito Premio Oscar, così da facilitare la produzione di questo tipo di pellicole.
Alla prima conoscenza di Norman Oppenheimer (Richard Gere) non si riesce a comprendere perfettamente chi sia e che lavoro svolga. Il suo obiettivo primario é soddisfare il prossimo, metterlo a proprio agio e aiutarlo ad intrecciare la sua vita con altre figure che possano aiutarlo nella sua personale mission. Quello che appare sempre più strano é come Norman non pretenda un compenso per la sua buona azione. Si sente appagato solo quando la sua strategia va a buon fine e unisce personalità, in apparenza lontane ma bisognose ognuna dell’altra.
Il regista Joseph Cedar per raccontare la storia di Norman si rifà alla favola archetipica dell’ebreo cortigiano, ma anche alla figura dell’ebreo Joseph SüB Oppenheimer che divenne consulente finanziario del duca Carlo Alessandro di Wüttenberg, noto banchiere tedesco 700esco.
L’incredibile vita di Norman é un film sulle relazioni, sui gesti che ognuno di noi può compiere e sul pensiero che queste siano immuni da un interesse personale. Non conosciamo dettagli della vita privata del faccendiere ebreo, lo accompagniamo nelle consecutive telefonate “d’aggancio”, negli acquisti che fa per il polito israeliano Micha Eshel (Lior Ashkenaki) o nelle discussioni con il rabbino Rabbi Blumenthal (Steve Buscemi). Per lo spettatore, a tratti potrà sembrare confusionario il modus operandi del intrecciatore di legami, ma il tutto é frutto di un meccanismo ben strutturato di humour e drammaticità (Woody Allen docet!).
Durante la presentazione del film a Roma, Richard Gere ha ammesso:
“[Norman] non è estraneo al nostro mondo, anzi! Oggi viviamo in un mondo basato sulla trattativa, cosa mi dai e cosa puoi ottenere tu in cambio. Una volta, secoli fa, ognuno sapeva qual era il il proprio posto nella grande lotta per un fine comune più grande, tutti avevano la medesima visione. Oggi addirittura il presidente degli Stati Uniti vive di transazioni e compromessi e non ha un codice morale: é lo specchio della nostra essenza e guardandolo magari possiamo migliorare e correggerci. Norman è così anche lui ma a renderlo unico ha un cuore d’oro, non è un manipolatore che alla fine distrugge gli altri, quel che promette lo porta fino in fondo davvero e gli altri li vuole fare felici, anche perché lui è incluso in quella felicità, ha un posto a quel tavolo. È un incrocio delle nostre due nature.”
Non si crea un immediata empatia con Norman, bensì col politico israeliano Micha Eshler interpretato da Lior Ashkenaki che mostra le fragilità emotive e le insicurezze di un uomo potente, riuscendo a portarlo ad un piano umano.
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