Recensione Luke Cage 2, la serie co-prodotta da Netflix
Il colosso dello streaming Netflix il mese scorso ha rilasciato la seconda stagione di Luke Cage, la serie Marvel Tv dedicata al noto supereroe di Harlem. Questa è la nostra recensione.
La seconda stagione è stata sviluppata da Cheo Hodari Coker. Nel cast spiccano i volti di Mike Colter, Simone Missick, Theo Rossi, Rosario Dawson, Alfre Woodard e Mustafa Shakir. Dopo aver ripulito il suo nome e sconfitto Diamondback, il supereroe Luke Cage si erge a difensore di Harlem, ma una nuova minaccia è pronta a scatenare una nuova tempesta fatta di sangue e vendetta.
RECENSIONE
Tra le serie Marvel/Netflix più apprezzate in assoluto da critica e fan, Luke Cage torna finalmente a mostrare i muscoli, con una seconda stagione all’insegna dell’azione, con attenzione particolare a quelle che sono le tradizioni di un popolo, quello afroamericano, oramai ben rappresentate all’interno delle mega produzioni di casa Marvel. Lo showrunner Cheo Hodari Coker, forte dell’ottimo lavoro svolto con la prima stagione, concentra il proprio sforzo sul portare in scena il rapporto tra chi detiene il potere in maniera sporca, e chi come Luke Cage si erge come paladino della gente comune, in un quartiere difficile come Harlem.
Luke Cage è effettivamente l’eroe del popolo, egli combatte la criminalità spicciola, quella che inquina le strade, le scuole e i parchi, senza mai un attimo di pausa. “Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità … e tormenti”, ed è proprio questo il tema portante della seconda stagione. Coker difatti realizza una sorta di gangster show, mettendo da una parte la solita ala criminale, e dall’altra la volontà di un uomo con poteri straordinari di tenere tutti al sicuro.
- E’ possibile fermare l’escalation criminale senza scendere a compromessi, cercando di limitare l’uso della forza bruta in proprio possesso?
- E nel caso, quanto si può essere disposti a tradire i propri ideali per il bene comune?
A nostro avviso queste sono domande che racchiudono l’intero pensiero dello showrunner per questi nuovi episodi, ovvero la base concettuale su cui poi poggiare una sceneggiatura ricca di sottotrame di vendetta, tradimenti, uccisioni, tematiche sociali e combattimenti vari. D’altro canto parliamo sempre di un show televisivo dedicato alle gesta di un supereroe no?
Dal punto di vista narrativo, Luke Cage 2 riesce in parte a convincere. La base di 13 episodi a nostro avviso sembra una scelta forzata e poco in linea con quelli che poi sono stati i fatti portati in scena. A tal proposito siamo certi nel convenire con voi lettori che certi episodi risultano quasi inutili ai fini della narrazione, messi lì soltanto per fare da cuscinetto tra le troppe scene di combattimento spalmate nel corso della stagione. Delude, e non poco, la scelta di evitare di inserire nel corso della narrazione riferimenti allo scontro tra Thanos ed i Vendicatori Uniti, non bisogna dimenticare che Harlem non è tanto lontana da New York, e che gli show Netflix/Marvel vivono comunque all’interno dell’universo narrativo portato al cinema dal Marvel Cinematic Universe. A tal proposito non vediamo di buon occhio la maniera quasi forzata con cui viene introdotta la presenza di Danny Rand (aka Iron Fist) all’interno dell’unico episodio “crossover” dello show. Piace e non poco, invece, il finale di stagione adulto e per nulla timoroso, lascia ben sperare per un’ipotetica futura terza stagione.
Dal punto di vista recitativo, Luke Cage 2 perde di sicuro qualcosa rispetto alla prima stagione. La coppia di attori formata da Mustafa Shakir e Alfre Woodard, che dà volto ai villain di stagione (Bushmaster e Mariah Dillard), ci prova a prendere le redini di uno straordinario Mahershala Ali, ma il risultato finale sotto questo punto di vista non è pienamente positivo. Mike Colter continua a non convincere, e questo non può che essere un limite enorme per uno show interamente incentrato sul personaggio da lui interpretato. Convince ancora una volta l’interpretazione di Theo Rossi (Shades), tanto da guadagnare un enorme spazio dalla seconda parte della stagione in poi, e quella di Simone Missick (Misty Knight), espressiva più che mai, e stavolta anche fisicamente impegnata.
In conclusione Luke Cage 2 continua l’ottima strada intrapresa con la prima stagione, ma perde qualcosa in termini di narrazione e recitazione. Ovviamente la speranza è che la realizzazione di una ipotetica terza stagione possa puntare maggiormente sul rapporto “quasi storico” tra Luke Cage e Iron Fist, da molti considerato come quello più solido dell’intero panorama Marvel Comics.
Come recita una canzone di qualche mese fa:
“Bene, ma non Benissimo“.
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