Dopo il successo di pubblico e critica di un’avvincente prima stagione, domenica scorsa sono andati in onda gli ultimi due episodi della seconda stagione della serie sci fi francese Missions. Questa la nostra recensione.
Come si suol dire “Squadra che vince non si cambia” e quindi, per la realizzazione dei nuovi episodi, sono ritornati in campo Henri Debeurme, Julien Lacombe e Ami Cohen quali creatori della serie, con Julien Lacombe in cabina di regia.
Nel cast ritroviamo i principali interpreti, ovvero Hélène Viviès, Clément Aubert, Mathias Mlekuz, Arben Bajraktaraj, Giorgia Sinicorni, Jean-Toussaint Bernard, Natasha Andrews, oltre alle new entry Barbara Probst, Ralph Amoussou e Ben Homewood.
La trama della seconda stagione: Dopo cinque anni dalla conclusione della missione Ulisse-1, Wililiam Meyer (Mathias Mlekuz) e gli altri sopravvissuti, convinti che Jeanne Renoir (Hélène Viviès) possa essere ancora viva, partiranno nuovamente per il Pianeta Rosso, dove cercheranno di risolvere vecchi e nuovi misteri ed affrontare mortali pericoli.
COMMENTO
Il nuovo progetto, rispetto al precedente, ha avuto un incremento di budget costando in tutto circa 2 milioni di euro. Alcune problematiche prima riscontrate qui sono state superate. Si è giocato maggiormente sulla caratterizzazione dei personaggi principali, anche in quelli dove la personalizzazione era stata appena abbozzata. Ognuno dei protagonisti, quindi, assume una maggiore forza interiore ed una maggiore consapevolezza, in particolare Alessanda Najac, interpretata da una intensa Giorgia Sinicorni, pur minata nel suo intimo dai sensi di colpa e dai propri fantasmi, subisce una inaspettata evoluzione, acquisendo così una maggiore importanza in una storia assai intricata.
Gli autori hanno saputo attingere da produzioni di genere, sia televisive che cinematografiche, gestendo nel migliore dei modi le varie – chiamiamole così – “ispirazioni”, riuscendo a creare un buon mix non certo originale ma carico di suspense e mistero, con incursioni nel fantasy: l’intelligenza artificiale Irène diventa qui una sorta di “Proto-Skynet” o di un “Proto-Controllo” (ndr Star Trek: Discovery), la serie cult Lost ha sicuramente giocato un grosso ruolo nella costruzione di Missions 2, così come il Film Stargate e gli ultimi prequel di Alien (xenomorfo a parte).
La regia, così come accaduto per la prima stagione, ha saputo usare la breve durata dei 10 episodi, confezionando ad arte un buon prodotto, compresso certamente ma comunque esaustivo.
CONCLUSIONE
Missions 2 è un buon mix di cliché già visti in produzioni di genere sci fi, ma sapientemente amalgamati con qualche spruzzatina di fantasy, tanto da creare una produzione avvincente, carica di supense e mistero.
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