Da poche ore Netflix ha rilasciato l’episodio numero 11 della seconda stagione di Star Trek: Discovery, intitolato Perpetua Infinità. Di seguito le impressioni di un trekker della primissima ora. PUO’ CONTENERE SPOILER.
Perpetua Infinità è la diretta continuazione dell’episodio della scorsa settimana, nel quale era stato svelato chi si celava dentro la tuta dell’Angelo Rosso: la madre di Michael Burnham. Lo so, è ridicolo, ma non ditelo a me, visto che mi sono già ampiamente espresso nella recensione della scorsa settimana (qui).
Questo episodio conferma più che mai un’impressione che sta diventando sempre più una certezza, mano mano che la stagione va avanti: gli sceneggiatori si sono palesemente incartati, stanno delirando, non sanno che pesci prendere. Star Trek: Discovery si sta auto-stritolando sempre di più nelle scellerate scelte della produzione.
La decisione di ambientare questa nuova serie Star Trek ancora prima dell’epoca di Kirk, per poi volersi riconnettere proprio alla Original Series, ha comportato una serie di limiti incredibili nella fantasia e nelle possibilità di creare nuovi mondi, nuove storie, nuove avventure. Invece di aprirsi, di inventare, di esplorare, Star Trek: Discovery si sta chiudendo sempre più in se stesso.
Il risultato è che il capitano Pike, cosi come Lorca, è destinato ad una morte certa, in attesa dell’arrivo di Kirk. Nel frattempo, ogni episodio che passa, il personaggio interpretato da Anson Mount conta sempre più come il due di coppe quando regna bastoni. Spock, anche lui, vaga per la nave dispensando massime vulcaniane senza avere un vero ruolo nella trama, in attesa, pure lui, di incontrare il messia Kirk.
Se poi parliamo dei cattivi e della trama in generale, andiamo ancora peggio visto che, per loro colpa, gli sceneggiatori hanno ancor meno campo d’azione. Non potendo praticamente utilizzare nessuna delle storiche razze aliene di Star Trek per questioni di timeline, gli scrittori si sono inventati questa sorta di malefica sezione 31.
A tal proposito è davvero clamoroso, in questo episodio, il tentativo di scopiazzare i Borg con dei riferimenti neanche troppo velati. Leyland sembrava infatti chiaramente il Capitano Picard nella leggendario episodio “L’attacco dei Borg (The best of both worlds)“. Non ci sarebbe nulla di male a ritirare fuori i borg, anzi, si tratta di una delle più grandi invenzioni narrative nella storia della fantascienza. Il problema è che gli sceneggiatori non possono farlo, essendosi infognati nella timeline precedente alla loro comparsa.
E allora amici miei, non è che rimanga poi molto di cui gioire in questo episodio. Qualche scazzottata tra L’imperatrice/capitano Georgiou e il super cattivo computerizzato Layland, i consueti lamenti di Burnham, questa volta rivolti alla madre che sembra tanto la mamma di Olivia Pope in Scandal e poco altro. Troppo poco sinceramente.
Scopri di più da UNIVERSAL MOVIES
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.