Recensione Tau, il nuovo thriller Sci-fi di Netflix
E’ da poco disponibile sul catalogo Netflix il thriller fantascientifico Tau, diretto dall’uruguaiano Federico D’Alessandro. Nel cast, composto sostanzialmente da due soli interpreti, troviamo la giovane Maika Monroe e l’inglese Ed Skrein, brevemente apparso su Game of Thrones. Ecco la nostra recensione.
TRAMA
Julia, una ladruncola di strada, viene un giorno misteriosamente rapita mentre sta rientrando a casa. Svegliatasi, si ritrova in una prigione senza sapere per quale motivo sia stata catturata e chi sia il mandante. Rimasta sola, Julia scoprirà che dietro a tutto ciò si nasconde un miliardario pazzo, un magnate dell’elettronica che fa esperimenti sugli umani per sviluppare intelligenze artificiali sempre più complesse. L’unico modo per fuggire sarà proprio quello di dialogare con questi computer.
LA RECENSIONE
Con Tau, il giovane regista Federico D’Alessandro e Netflix cercano palesemente di cavalcare l’onda lunga provocata da successi come Humans e, ancor di più, Westworld. Il filone è quello del racconto dell’intelligenza artificiale, dei robot e di come questi fenomeni, in un futuro quantomai vicino, cambieranno completamente la vita degli esseri umani. Si tratta certamente di un argomento di enorme interesse ma che, se non trattato nella giusta maniera, rischia di scadere nel banale.
Tau, purtroppo, è caduto con tutte le scarpe in questo tranello. Il film infatti mette molta carne a fuoco senza però riuscire a focalizzarsi davvero su un aspetto originale, peculiare. E’ un grande calderone con un po’ di tutto: robot buoni, robot cattivi, scienziati pazzi e classiche eroine con i vestiti strappati. Nulla di particolarmente profondo, niente che inviti neanche lontanamente lo spettatore ad una riflessione ansiogena sul futuro. Una pecca non da poco per un prodotto di fantascienza.
L’inizio sembra tratto direttamente da un videogioco survival/horror tipo Resident Evil o Doom: una ragazza stile maschiaccio, una prigione senza via d’uscita, pochissime spiegazioni sulla trama e vari mostri e congegni che vogliono farla fuori. La seconda parte è più compassata, lenta, basata principalmente sui dialoghi tra gli unici tre protagonisti del film e cioè Julia, lo scienziato pazzo Alex e Tau, l’intelligenza artificiale che “protegge” la casa, la cui voce originale in inglese è di Gary Oldman.
Il problema è che l’intera trama non ha molto senso. Non si capisce quale sia il vero movente del genio pazzoide Alex nel rapire persone, usarle per esperimenti e poi ucciderle. Il personaggio interpretato da Ed Skrein trasmette pochissimo, se non sguardi sempre corrucciati e arrabbiati. I dialoghi tra Julia e Tau sono banali, già sentiti in tanti altri film e sembrano tratti da ET. L’alternanza tra toni drammatici e sequenze semi comiche non trova alcuna corrispondenza con quello che starebbe realmente accadendo sullo schermo.
Nulla di questo film riesce ad innovare o, quanto meno, ad interessare lo spettatore. Ad eccezione di qualche spunto interessante, di alcune scene d’azione ben riuscite, non ci sono motivazioni particolari per dedicare due ore del proprio tempo a questa pellicola. Il catalogo fantascientifico di Netflix offre di meglio.
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