Premiato alla 73° Mostra di Venezia con il Premio Speciale della Giuria, The Bad Batch in questi giorni è stato distribuito sull’immenso catalogo di Netflix Italia. Questa è la nostra recensione.
The Bad Batch è il nuovo film diretto dalla regista Ana Lily Amirpour. Nel cast Jason Momoa, Keanu Reeves, Suki Waterhouse, Jim Carrey e Giovanni Ribisi. In un futuro non troppo lontano, i reietti vengono marchiati e spediti al di fuori dello stato del Texas, in una landa desolata fatta solo di deserto e montagne. Il film segue la storia di una condannata all’esilio che vive l’orrore dell’abbandono e della mutilazione fisica. In tutto questo povertà, pazzìa e disperazione danno vita a scelte di diete alimentari del tutto discutibili.
Povero di discorsi, il nuovo film della regista Ana Lily Amirpour punta tutto sulla potenza dell’immagine. Il suo The Bad Batch è, infatti, un concentrato di emozioni visive, dove brutalità e disperazione tracciano una sottile linea che unisce l’arte di fare cinema alle dinamiche politiche della nostra società, che di certo rischiano di trasformare il futuro distopico descritto nel film in pura e terrificante realtà. Più che un film, un monito contro quelle che stanno diventando negli ultimi anni politiche di separazione più che di unione, un chiaro riferimento al governo Trump e alla sua lotta ai rifugiati messicani e agli “indesiderati” delle nazioni nemiche degli Usa.
La potenza delle immagini scelte dalla Amirpour è capace da sola di rendere The Bad Batch un film godibile? La nostra risposta, per quanto sofferta, è NO. Il ritmo compassato (forse troppo) della sceneggiatura e la qualità dei pochi discorsi inseriti al suo interno fanno della prova della regista iraniana un esperimento cinematografico poco riuscito e per lunghi tratti noioso. A quella che sembra una prova ineccepibile dal punto di vista narrativo e visivo fa da controaltare la mancanza di appeal di una pellicola più rivolta al circuito dei festival che al pubblico, e questo nonostante la scelta di utilizzare temi “caldi” come il cannibalismo e scenografie in pieno stile Mad Max.
Il cast di supporto è di qualità, ma è il solo ruolo affidato a Keanu Reeves che sembra avere una certa valenza nella storia della Amirpour. La presenza scenica della protagonista interpretata da Suki Waterhouse è spettacolare, ma la vena recitativa dell’attrice lascia fin troppo a desiderare. Riesce a far peggio Jason Momoa, affidatario, suo malgrado, di un ruolo fuori contesto. Irriconoscibile Jim Carrey, e quasi inutile la presenza del pur bravo Giovanni Ribisi.
In conclusione The Bad Batch, nonostante un’estetica ineccepibile ed un tema attuale come quello delle divisioni sociali, non può considerarsi un film capace di attirare l’attenzione del pubblico. La nuova prova registica della bravissima Ana Lily Amirpour non riesce a raccogliere il nostro pieno consenso.
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