La serie tv The Last Ship naviga a tutto motore verso la quinta stagione, che sarà trasmessa negli Stati Uniti a giugno. Questa è la nostra recensione.
In Italia questa serie action targata TNT è disponibile con le prime quattro stagioni complete su Premium Play e Infinity. Nonostante il collaudato schema “salva il mondo e fuggi con la pupa” mantenga sempre il suo fascino, questa quarta stagione appena trasmessa ci ha un po’ deluso. Ecco la nostra recensione.
TRAMA
Mentre il Capitano Tom Chandler si è ritirato a vita privata su una sperduta isola greca, la U.S.S. Nathan James deve affrontare nuove minacce. Un fungo di colore rosso ha contaminato quasi tutte le colture agricole e i popoli mondiali rischiano di morire di fame. La chiave per trovare i semi rimasti intatti si trova da qualche parte nel Mar Mediterraneo. Ma senza il suo capitano a guidarlo, l’equipaggio della James sembra spaesato e nuove tensioni e incertezze affiorano tra i marinai.
LA RECENSIONE
The Last Ship non è mai stata una serie particolarmente profonda. Tutto si è sempre basato su un’azione spasmodica e su continui scontri a fuoco e battaglie, per terra e per mare. Ed è giusto così. The Last Ship è un prodotto di chiara impronta action-commerciale, rivolto ad un certo tipo di pubblico. Ma nonostante le basse pretese in termini di complessità della storia, fino allo scorso anno la serie riusciva a mantenere un tocco di originalità.
Purtroppo con questa quarta stagione, ambientata in un ipotetico Mediterraneo che sa incredibilmente di fake, la magia si è un po’ persa. Il primo problema è la trama, veramente ridicola, anche per gli standard action. E’ vero che, come appena detto, The Last Ship non è mai stata una serie fatta di storie profonde e originali, ma quest’anno abbiamo toccato il fondo. Tutta la vicenda di questi magici semi che possono curare il mondo non ha senso. Per non parlare dei nuovi “cattivi”, coloro che vogliono usare i semi per drogare tutto il pianeta, davvero penosi.
L’acerrimo nemico di Chandler, il dottor Peter Vellek, interpretato da un grandissimo attore come Peter Weller, non convince nessuno. Nelle serie d’azione il ruolo del cattivo è fondamentale, forse più di quello dell’eroe, per creare coinvolgimento, evocare nello spettatore il senso della “missione salvamondo”. Purtroppo questa versione greca dello scienziato pazzo è molto più comica che malvagia e non genera nessun tipo di sentimento nel pubblico.
Se quest’anno il super cattivo è riuscito male, i “villains” di contorno sono venuti anche peggio. In particolare il “temibile” arabo Omar Bin Dalik (Anthony Azizi), sembra uscito fuori dal mercato ortofrutticolo più che da un pericolosa cellula terroristica. Non si chiede certo agli sceneggiatori di The Last Ship di creare personaggi complessi e ambigui come Nicholas Brody di Homeland, ma neanche dei “tagliagole” da teatro dei pupi.
Ma, incredibile a dirsi, la cannonata letale a questa serie la dà proprio lui, il sommo capitano, l’eroe americano per eccellenza, Tom Chandler, interpretato dal muscoloso e muscolare Eric Dane. Il vecchio Tom è chiaramente in crisi di mezza età e in questa quarta stagione ha perso un po’ di fascino e carisma. Già in difficoltà nei primi episodi, ambientati su un’isola greca dove il capitano sta tentando di rifarsi una vita, il personaggio di Chandler peggiora ulteriormente una volta rientrato al comando della U.S.S. Nathan James.
Nonostante gli sceneggiatori, attraverso la trama, tentino in tutti i modi di portare la storia da Chandler, di ridargli il consueto spazio da protagonista assoluto, da eroe definitivo, il Capitano ha perso un po’ del suo carisma. Forse anche a causa della povertà narrativa, della mancanza di epicità, il nostro macio dal bicipite pompatissimo ha perso un po’ di quella tamarragine che rappresentava uno dei tratti distintivi della serie.
Chissà se la recupererà nella quinta stagione, attesa a giugno e ambientata in America Latina. I sud americani sono gli ultimi “nemici” degli Stati Uniti i cui mari non erano ancora stati solcati dalla U.S.S. Nathan James. Speriamo che al sole della Colombia e del Venezuela la serie possa riacquistare un po’ di smalto e tornare alla ricetta che abbiamo sempre amato: adrenalina e pallottole.
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