Abbiamo visto per voi la prima stagione di The Rain, la prima serie Netflix di produzione danese, dal forte tono fantascientifico. Questa è la nostra recensione per la rubrica Il Mondo delle Serie Tv.
A causa di un virus contenuto nella pioggia, gli abitanti della penisola scandinava rischiano l’estinzione quasi totale. Simone (Alba August) e Rasmus Andersen (Lucas Lynggaard Tønnesen), fratello e sorella, figli del Professor Frederik (Lars Simonsen) si troveranno a dover passare alcuni anni all’interno di un bunker appartenente alla società per cui lavora il genitore, la Apollon.
Quando finalmente potranno uscire si troveranno di fronte ad uno scenario apocalittico e dovranno fronteggiare pericoli provenienti dalla pioggia ancora velenosa, dagli infetti e da una miriade di personaggi e situazioni che man mano si presenteranno loro nel corso delle varie puntate. A dar loro supporto ci sarà un gruppo di ragazzi che Simone e Rasmus incontreranno da subito e con i quali stringeranno un legame d’amicizia non privo di complicazioni.
I sentimenti, le paure, le angosce, l’infanzia perduta, faranno crescere ognuno dei protagonisti con un bagaglio di emozioni, ricordi e rimpianti che li cambierà per sempre. Più che la pioggia saranno le difficoltà legate alla convivenza non sempre semplice ad essere il primo nemico di ognuno di loro.
L’idea – di per se interessante – è purtroppo sfruttata in maniera insufficiente e gli episodi si susseguono l’un dopo l’altro, regalando colpi di scena per lo più scontati e leggibili fin dalle prime battute. Un pensiero va rivolto proprio ai primi minuti del primo episodio, che dovrebbero essere quelli che fanno da biglietto da visita dell’intera opera e che purtroppo tendono ad allontanare lo spettatore con situazioni al limite dell’imbarazzante e che proiettano nervosismo a chi si trova davanti la tv, portandolo a fare il tifo per la pioggia assassina nei confronti dei protagonisti.
Chi si aspettava un prodotto al livello di Dark rimarrà piuttosto deluso. Si tratta di una serie con protagonisti adolescenti, che affrontano problemi legati al mondo devastato che li circonda e tentano in ogni modo di rimanere legati a quel ricordo di vita passata a cui si aggrappano, nel bene e nel male ad ogni costo. Un vero peccato anche perché alcuni meccanismi funzionano bene, come i flashback che ci fanno conoscere i personaggi, come nella migliore tradizione Netflix, collaudata con successo sin dalla prima stagione di Orange Is The New Black.
La storia non innesta la giusta marcia per decollare neppure in un finale, aperto ad una season two – tra l’altro già annunciata – che speriamo sia migliore della prima e ci regali qualche emozione.
Gli elementi per una rinascita di The Rain ci sono, non possiamo svelarli per ovvie ragioni, speriamo che i creatori Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo pongano rimedio alle carenze di regia e di sceneggiatura e che i giovani attori riescano ad esprimersi al meglio, al momento solo Mikkel Følsgaard, che interpreta Martin, è l’unico ad aver convinto.
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