Diretto dal duo formato da Steven Kostanski e Jeremy Gillespie, l’horror The Void – Il Vuoto è protagonista oggi di una nostra nuova recensione.
The Void – Il Vuoto racconta la storia di un poliziotto che, durante il turno notturno, si trova ad accompagnare un ragazzo, trovato in strada, in un vicino, isolato e semivuoto ospedale. In breve tempo i pochi “ospiti” della struttura si troveranno asserragliati al suo interno a combattere contro un male sovrannaturale.
Girato completamente in Canada, questo atipico e truculento horror notturno è, a nostro parere, purtroppo un’occasione sprecata. Nonostante non si tratti affatto di una produzione ad alto budget, gli aspetti tecnici sono tra gli elementi migliori del film. La fotografia di Samy Inayeh riesce a rendere l’idonea atmosfera ma sono soprattutto gli artigianali effetti speciali a colpire in positivo.
Le bizzarre e mostruose trasformazioni delle creature risultano inquietanti, disgustose e allo stesso tempo verosimili. Il look di queste orribili e deformi creature, così come le loro movenze e la truculenza dei combattimenti, rimandano palesemente al cinema di Carpenter, e in particolare a La Cosa. In generale i due registi sono, in un certo senso, debitori nei confronti del cinema di Carpenter a cui questo film rimanda sotto diversi punti di vista.
Un’altra fonte di ispirazione è senza dubbio la letteratura Weird, termine che rimanda alla nota rivista Weird Tales, e in particolare quella della prima metà del ‘900, ancora più nello specifico quella di H.P.Lovecraft.
Complice forse la difficoltà del trasportare dalla carta alla pellicola l’atmosfera di Orrore Cosmico dei racconti dello scrittore di Providence, non a caso autore non spessissimo rappresentato al cinema e quando ciò è avvenuto raramente abbiamo visto degne trasposizioni, la pellicola risulta però riuscita a metà, forse anche meno.
La sceneggiatura è piena di buchi e di omissioni, queste in parte volontarie ma purtroppo non funzionali alla riuscita del film a nostro avviso, e nella parte conclusiva questi difetti saltano all’occhio in maniera preponderante. Alcuni elementi positivi (l’atmosfera di alcune sequenze e diversi aspetti estetici e di design) rivelano in Kostanski e Gillespie, due registi tutt’altro che sprovveduti, ma purtroppo per la loro consacrazione, forse, dovremo aspettare il prossimo film.
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