[Recensione] Troy: la caduta di Troia, nuova serie epica su Netflix
E’ da pochi giorni disponibile sul catalogo Netflix la serie epica/storica Troy: la caduta di Troia. Questa è la nostra recensione della prima stagione.
Composta da otto episodi, questa miniserie prodotta da BBC e ispirata all’Iliade di Omero, narra le vicende della Guerra di Troia. A quasi quindici anni dall’uscita nelle sale del colossal Troy, con Brad Pitt e Orlando Bloom, le aspettative sono notevoli.
La TRAMA
Paride, principe di Troia, si reca come ambasciatore nella città greca di Sparta, dove si innamora perdutamente di Elena, moglie del re Menelao. I due amanti, a insaputa del sovrano, scappano dalla città greca in direzione di Troia. La fuga della legittima consorte fa infuriare Menelao, che chiede aiuto al fratello Agamennone, re di tutti i greci. Dopo un iniziale tentativo di trattative diplomatiche, Troia rifiuta le condizioni offerte dai greci come riparazione all’umiliazione subita. A questo punto, è guerra totale.
La RECENSIONE
Troy: la caduta di Troia è uno dei molti prodotti che ultimamente, sull’immensa scia tracciata dal colosso Il Trono di Spade, sta cercando di mischiare storia e fantasy, guerra e magia, politica e vicende amorose in un’unica serie. E’ un’idea affascinante, intrigante ma molto complessa da realizzare. Alcune volte ci si riesce alla grande, vedi Outlander o Vikings, in altri casi, Britannia su tutti, si rasenta il ridicolo.
L‘Iliade di Omero, per la sua stessa natura, si presterebbe abbastanza bene ad un mix di generi tra storia umana e divina, con questo alone magico-sacrale sempre ben presente. Purtroppo, Troy riesce solo in parte ad approfittare dell’immensa grandezza di questo poema, ricadendo spesso nella banalità, in macroscopiche incongruenze di trama e in una buona dose di noia.
Elena, forse il più importante personaggio della serie, interpretata dalla splendida Bella Dayne, viene costantemente ritratta come una sposa perdutamente innamorata del suo amato Paride, con il quale amoreggia in continuazione. Chi ha letto l’Iliade, sa bene quanto questa interpretazione sia lontana dalla realtà. Elena odiava Paride e non vedeva l’ora di fuggire da Troia. In un adattamento televisivo di un’opera scritta millenni fa, è normale dover adattare la storia alle esigenze del presente. Però in questo caso un capovolgimento di fronte così radicale fa perdere l’essenza stessa della trama originale.
Ancor peggio, forse, la scelta di alcuni attori per determinati ruoli. Achille, il suo scudiero Patroclo e anche Zeus, sono neri. I greci di tremila anni fa probabilmente non avevano mai visto una persona di pelle nera nella loro vita e mai avrebbero potuto immaginare uno Zeus di colore. Achille e i mirmidoni erano originari della Tessaglia, regione a nord della Grecia, dove al massimo potevano esistere persone con la pelle mediterranea, olivastra. Questa decisione degli sceneggiatori non ha alcun senso e sembra essere stata operata più per il “politicamente corretto” che per reale convinzione.
Un altro problema, forse il più grande, è rappresentato dal ritmo incredibilmente lento. La maggior parte delle scene è costituita da musiche sonnolente e dialoghi estenuanti, difficili da digerire anche per i più pazienti. Alcuni scambi di battute, soprattutto quelli con protagonista Odisseo, ben interpretato da Joseph Mawle, sono anche interessanti e ricchi di spunti . Altri, in particolar modo quelli con soggetto il protagonista Paride (Louis Hunter), sono un ottimo metodo alternativo per l’insonnia.
Peccato, perché questa produzione non sarebbe tutta da buttare. L’atmosfera generale, il clima, i paesaggi, sono ben riusciti e riescono a ricreare abbastanza fedelmente l’atmosfera unica dell’Iliade. Anche molti messaggi universali dell’opera di Omero, come quelli relativi alla condizione femminile, alla capacità del dolore e della morte di non risparmiare ne vincitori ne vinti, riescono a trasparire bene da questi otto episodi.
Per concludere, un flash sulle scene finali, che ritraggono la fuga di Enea da Troia e l’inizio del tormentato viaggio di Ulisse, verso casa. Seppur ancora non si conoscono notizie ufficiali, probabilmente qualcosa bolle in pentola per un riadattamento dell’Eneide o dell’Odissea.
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