Oggi per la rubrica La Bottega del Cineasta parliamo di quattro film molto diversi tra loro: due blockbuster recenti, Jurassic World – Il regno distrutto e Deadpool 2 e due opere più datate, ma di firme importanti, Repulsion e Fanny & Alexander.
- Jurassic World – Il Regno Distrutto di J.A. Bayona – Il bel film di Bayona si ricollega al film di tre anni fa e ritroviamo tutti i protagonisti. La trama e le premesse che si vedono nel trailer e dal titolo evaporano nel primo terzo di film. Gli altri due terzi sono il film che non ti aspetti: veloce, spaventoso, pieno di scene azzeccate e originali, una parte centrale che pesca a piene mani dai sogni e dagli incubi dell’infanzia e un finale che dà tutto un nuovo significato al titolo del film. Questo quinto capitolo convince e sorprende più di quello precedente e mostra un regista fortemente autore al lavoro: bravo!
- Deadpool 2 di David Leitch – L’intro del film non faceva ben sperare: i soliti ammazzamenti, i soliti proiettili e le solite sparatorie. Invece, procedendo, il film acquista velocità di inventiva e di battute, che sono a raffica e divertentissime. Il vero punto di forza di Deadpool 2 è proprio il divertimento e la voglia di prendere e prendersi in giro. Si ride tantissimo, soprattutto la lunga scena dell’attacco di X-force che da sola vale il prezzo del biglietto, si cerca di cogliere tutti i numerosissimi riferimenti che il protagonista fa, colpendo sulla faccia Marvel, DC e tanto altro. Reynolds è l’attore giusto per il ruolo ma il personaggio che spacca veramente è la Domino interpretata da Zazie Beetz, che risulta più efficace sul grande schermo che sulla carta stampata. Veramente ottimo.
- Repulsion di Roman Polanski – Osannato dalla critica e citato nei dizionari più in voga, Repulsion viene rappresentato come un film sconvolgente e affascinante, ed è in parte vero. Affascinante è soprattutto l’interpretazione incredibile e di sottrazione che viene fuori dal corpo di Catherine Deneuve che sparisce sotto il personaggio, come anche la bellissima fotografia che ricorda molto le atmosfere malate di Rosemary’s baby. Il film è interessante e mostra la discesa all’inferno della protagonista, senza facilonerie o scorciatoie. Forse il film è un pochino invecchiato e devo ammettere di non essere stato sconvolto dalla visione e, in parte, di aver trovato le mie aspettative disattese. Comunque un’opera più che onesta.
- Fanny & Alexander di Ingmar Bergman – Come l’opera precedente, anche qui ci troviamo di fronte ad un film che è un perno del cinema degli anni ’80 e la summa della filmografia del regista Bergman, e come l’opera precedente le grosse aspettative si sono scontrate contro un tedio difficilmente digeribile. Bisogna sottolineare che il film del cinema era una versione short di un’opera ben più consistente di circa 5 ore. Qui, però, ci raffreddiamo presto in un film lento e volutamente arty, senza essere supportato da vera sostanza. Certo, tra le pieghe si può vedere l’infanzia del regista o, cambiando l’occhio che osserva, qualche altro misterioso sottotesto. Ma perchè io devo fare tutta sta fatica? No, non ci siamo proprio.
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