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Red Zone – 22 Miglia di Fuoco, la recensione del film

Abbiamo assistito alla presentazione di Red Zone – 22 Miglia di Fuoco, film diretto da Peter Berg, con protagonista Mark Whalberg. Ecco la recensione.

James Silva (Wahlberg) agente CIA in Indonesia, si troverà a dover percorrere insieme alla sua squadra le 22 miglia (da qui il titolo originale del film) che lo separano dalla pista di decollo dove un aereo USA è in attesa del pacco, ovvero Li Noor (Iko Uwais) un informatore che vuole protezione dal governo americano per rivelare importanti informazioni utili alla salvaguardi nazionale.

La Recensione

Dopo Boston – Caccia all’uomo, Deepwater – Inferno sull’oceano e Lone Survivor il regista Peter Berg e l’attore Mark Wahlberg si ritrovano con questo film a condividere il set, ma questa volta non con i risultati sperati.

Red Zone scivola per i suoi 94 minuti in un susseguirsi di sparatorie e lotte acrobatiche che, anche se spesso avvincenti, soffrono di un montaggio non privo di sbavature. A tal proposito citiamo i nomi dei due montatori, ovvero quello di Melissa Lawson Cheung e quello di Colby Parker Jr.

Le inquadrature troppo spesso convulse creano una narrazione sincopata e di difficile digestione. I personaggi risultano fin troppo stereotipati, ed ispirati ai peggior spy movie degli anni ’80, il risultato pertanto da questo punto di vista è quasi un prodotto di propaganda della figura del “buon soldato americano”.

Mal sfruttata la presenza nel cast di John Malkovich, a nostro avviso sacrificato in un ruolo che poteva – e doveva – essere molto più importante, troppe poche battute a sua disposizione, con maggior spazio nelle inquadrature per le sue sneakers.

Nonostante un tenue tentativo di risollevare la qualità complessiva nel finale, il film risulta un blockbuster da grandi effetti speciali, ma senza una vera anima.



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