Rim of the World, la recensione dello sci-fi targato Netflix
Rim of the World è la nuova produzione sci-fi targata Netflix. La regia è stata affidata a McG, con una distribuzione datata 24 maggio 2019. Questa è la nostra recensione.
Diretto da McG, il film fantascientifico conta su di un cast giovanissimo formato da Lynn Collins, Annabeth Gish, Miya Cech, Jack Gore, Benjamin Flores jr.
La Terra è attaccata da alieni voraci. L’ultima barriera contro l’estinzione della razza umana è rappresentata da un gruppetto di ragazzini sfuggiti al primo attacco alieno.
La Recensione
Netflix ed il regista McG (Charlie’s Angels, Terminator Salvation) tornano nuovamente a collaborare dopo il poco apprezzato The Babysitter (qui la recensione), e questa volta per un progetto fantascientifico dai toni teen-movie. Prendendo spunto dal successo ottenuto da Stranger Things, il regista McG realizza un prodotto molto giovane, dal sapore nostalgico, ma con tratti distintivi ultra moderni: il risultato però non è minimamente paragonabile alla celebre serie tv dei fratelli Duffer.
Rim of the World è un film senza un’identità precisa, dove spicca una sceneggiatura poco chiara, con un ritmo lento, ed una scelta dell’argomento trattato per nulla originale. Ciò che però non convince in maniera assoluta è il modo con cui McG porta in scena le idee dello sceneggiatore Zack Stentz, confezionando un prodotto mirato al solo intrattenimento casalingo, senza pretese, e con un unico obiettivo evidente: annoiare.
La scelta dei dialoghi, e la caratterizzazione dei singoli personaggi non convince, e questo nonostante la presenza di alcuni piccoli interpreti molto interessanti. Piace, a tal proposito, la chimica artistica formatasi sul set tra i piccoli interpreti: Miya Cech, Jack Gore, Benjamin Flores jr e Alessio Scalzotto mettono in scena un quartetto niente male, riportando alla mente gruppi di ragazzini ben più celebri nella cinematografia mondiale.
L’estetica di Rim of the World è semplicemente discreta, con la riproposizione di alcune buone sequenze, ed un massiccio uso della computer grafica. Le musiche non hanno nulla di particolarmente coinvolgente, così come la fotografia, che risulta pasticciata il più delle volte.
Rim of the World è l’ennesimo esempio di come Netflix tratta il tema della fantascienza in maniera fin troppo semplicistica. Per quanto riguarda McG, la parabola discendente della sua carriera continua a dare effetti.
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