La Festa del cinema di Roma si conclude con l’anteprima di “Notti magiche” di Paolo Virzì che, con pennellate umoristiche descrive con precisione e a tratti perfidia il grande cinema italiano del passato.
Notti magiche é stato scritto da Paolo Virzì con Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, suoi storici collaboratori, ed entrambi presenti alla presentazione del film.
Francesco Piccolo ricorda che l’idea di Paolo di raccontare il suo arrivo nell’allegorica Roma di fine anni ottanta gli é venuto in mente dopo i funerali di Ettore Scola, come se questo suo voler raccontare quegli anni rappresentasse un ringraziamento nei confronti dei Maestri del cinema italiano.
Abbiamo incontrato il regista, gli sceneggiatori e gli attori protagonisti e gli abbiamo posto alcune domande.
Il film si conclude con uno degli insegnamenti più grandi di Scarpelli: “Guardare fuori dalla finestra sempre”. Cosa ha significato attingere da quei Maestri e vivere gli anni di quel cinema in crisi?
Con Francesca e Francesco abbiamo osato prendere questo materiale con spregiudicatezza, con disinvoltura, non con sacralità, per farne un racconto, anche divertente che rievocasse quell’atmosfera. Abbiamo voluto riflettere su cosa significa raccontare, fare un film, cosa vuole dire narrare, raccontando appunto dei giovani e aspiranti sceneggiatori (così come lo siamo stati noi in quegli anni).
Il tema principale credo sia guardare la vita e trasformarla in un film.
Che effetto ti ha fatto mentre scrivevi confrontare quell’Italia con quest’Italia dei giorni nostri?
In quegli anni io ero appena sbarcato a Roma (Paolo Virzì arriva a Roma nel 1985 per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia), una Roma caotica, fuligginosa, tenebrosa, e piena di cose pericolose che a me trasmettevano solo eccitazione ed allegria, provenendo appunto dalla provincia. Roma era sporca, corrotta, ma per me era meravigliosa, era come una Parigi dalle illusioni perdute. Sono 33 anni che ho modo di osservare da vicino questa città, la Capitale d’Italia, e ho osservato i mutamenti di queste ultime stagioni civili e sociali, anche politiche. Ho visto Roma da un certo punto migliorare, dal punto di vista urbanistico, ho visto l’arrivo delle ztl, le facciate dei palazzi ridipinte di color gelato alla crema, e quest’ultima stagione che non so se paragonare al passato (incuria, degrado, arroganza, punte di odio, senso di irresponsabilità) ma probabilmente é cambiata la mia sensibilità nel vivere la città. Quel Paese era un Paese che sentivo come qualcosa anche da criticare, lo accenniamo in questo film con qualche pennellate umoristiche, quello spirito critico con il quale guardavo quella stagione é un po’ diverso rispetto allo sgomento di oggi. Sembriamo porci con un’altra ferocia, con la fine dell’innocenza, con la fine del candore, dello sguardo devoto che potevano avere i ragazzi come quelli che raccontiamo, in una stagione che tutt’oggi sembra prevalere il grande disprezzo.
Il vero protagonista di “Notti magiche” é il cinema, in particolare quello degli anni novanta, ma vorrebbe mandare un messaggio anche al cinema di oggi?
In realtà noi qui giochiamo a raccontare e raccontarci, ci sentiamo come tanti Geppetti per cui i nostri burattini prendono vita e vanno per conto loro. Seguendo le vicende di questi ragazzi non abbiamo fatto altro che alimentare queste pulsioni vitali di ciascuno di questi personaggi e quindi il loro destino, il loro percorso di disillusione. Non per forza metafora, messaggio, trasmissione di una riflessione o visione, ma una semplicità selvaggia che é l’ascoltare i propri personaggi, guardarli dalla finestra e vedere come si comportano. Questo film non é una lectio sull’Italia o sul cinema. Non c’è dubbi che questi temi ci siano, c’è una mitologia del mondo dell’arte dal punto di vista di provinciali e outsider, il tratto umoristico di tanti protagonisti di quella stagione del cinema messa in scena da attori bravissimi che hanno anche vissuto quegli anni.
Quello che ci stava a cuore era di concepire una storia che intrattenesse, emozionasse, divertisse, evocasse emozioni e suggestioni.
Per Francesco Piccolo e Francesca Archibugi é più facile o difficile dominare una materia così vicina alla propria esperienza?
[FP] Noi ci siamo molto divertiti, forse l’abbiamo fatto anche in una maniera molto irresponsabile. Raccontare qualcosa che conoscevamo per esperienza diretta o riconoscevamo in quei ragazzi perchè forse ci ricordavano noi quando abbiamo incominciato. Tutto questo ci ha fatto sentire questo racconto, un divertimento e anche un tentativo di non essere sacro quello che ci affascinava e ci ha affascinato sempre. Ogni storia va affrontata nello stesso modo, la verità é che l’unica differenza avvenuta rispetto alle nostre precedenti collaborazioni é che erano pieni di racconti e aneddoti, le giornate passavano anche ricordando o raccontando storie.
[FA] Rivedendo il film con questi toni narrativi tipici di Paolo che ha un modo di raccontare la realtà come se fosse in una scala lievemente più grande che sempre mi piace e mi frastorna. Mi sono chiesta a questo punto che forse c’è una cosa che non ci siamo mai detti, eppure mi sembra evidente nel film: lo abbiamo raccontato a chi non c’era. É un racconto per chi non c’era, quindi può risultare anche faticoso e indigesto per chi era insieme a noi e si ricorda quegli anni. Tutte le persone, tutti i giovani che non hanno vissuto quella stagione possono viverla attraverso il racconto che abbiamo creato e che abbiamo rivissuto in prima persona.
Per i protagonisti (Irene Vetere, Mauro Lamantia, Giovanni Toscano) che idea vi siete fatti del cinema di quegli anni?
[ML] il 1990 é l’anno della mia nascita, é stato come fare un viaggio nel tempo. La prima cosa che ho fatto é stata guardarmi la cerimonia dei mondiali, mi domandavo come avessero avuto il coraggio di vestirsi in quel modo. Da attore teatrale conoscere questo cinema tramite il progetto di Paolo, in cui ci sono i miti di chiunque ami il cinema, é stato molto esaltante.
[IV] Il mondo che abbiamo raccontato non era cattivo, ma pieno di disperazione. Non é quello che viviamo noi nel 2018, il mondo che abbiamo trovato noi é stato un mondo accogliente, protettivo, non abbiamo vissuto nulla di quello che viene raccontato nel film. Siamo stati catapultati senza neanche capire quello che stava succedendo, forse tutt’ora non abbiamo ancora realizzato pienamente tutto quello che é successo.
[GT] Non ho vissuto quegli anni perché sono del 1996. Si scherzava prima che per noi é quasi come se fosse un film in costume, un film d’epoca. Una cosa che leggendo la sceneggiattura, ascoltando i racconti di Paolo, mi dispiace non averli vissuti, queste figure dei Maestri come é stato Scarpelli, a noi mancano.
Notti Magiche di Paolo Virzì uscirà nelle sale italiane il prossimo 8 novembre, distribuito da 01 Distribuition.
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