Oggi alla Festa del Cinema di Roma viene presentato “Three Identical Strangers“ di Tim Wardle, un documentario molto particolare, non solo per le tematiche che affronta ma anche per quello che ci fa scoprire il regista; vi presentiamo la nostra recensione.
É il 1980, Robert Shafran é un 19enne al suo primo giorno di college, dove viene accolto dagli altri studenti con entusiasmo ma in realtà tutti tutti lo stanno scambiando per un’altra persona: Eddy Galland. Robert scopre così di essere identico a Eddy, di essere il suo fratello gemello. La notizia del ritrovamento dei due fratelli rimbalza sulle prime pagine dell’epoca e, casualmente si scopre che non sono l’unici gemelli, ce n’è un terzo, David Kellman.
I tre fratelli gemelli si ritrovano a distanza di 20 anni senza che ognuna delle loro famiglie adottive sia stato messo a conoscenza l’esistenza dell’altro fratello dall’agenzia newyorkese da cui sono stati adottati. Diventano ospiti fissi di programmi televisivi, dei locali di New York, recitando persino in un film con Madonna, diventano le stars di quegli anni. Eppure dietro la loro separazione si nasconde un progetto tenuto segreto per vent’anni da parte dell’agenzia d’azione e un noto psichiatra.
Il regista Tim Wardle attraverso interviste, immagini di repertorio, ripercorre il sorprendente ricongiungimento dei tre gemelli e continuando le sue ricerche dà luce ad un progetto macabro sulla separazione (volontaria per uso scientifico) di gemelli, le cui carte sono state messe sotto sigillo.
“Three Identical Strangers“ é una storia straordinaria, una favola dai toni dark che é stata la vita reale di molte persone che hanno scoperto nel corso degli anni di possedere un fratello/una sorella gemello/a. Il regista conduce con dedizione e rispetto le sue ricerche, mostrandoci amici e parenti che hanno vissuto insieme ai tre protagonisti quel ricongiungimento straordinario, inoltre una volta scoperta la ricerca di cui erano protagonisti insieme ad altri gemelli cerca di scavare a fondo senza mostrarci mai il suo punto di vista. Incontra Lawrence Wright, scrittore e giornalista per il New Yorker, che é stato il primo a scoprire e a parlare di queste ricerche sociologiche sui gemelli da parte dello psichiatra Peter Neubauer.
Tim Wardle rielabora le sue ricerche e crea uno storytelling raffinato che mette lo spettatore nelle stesse condizioni dei protagonisti della storia che sta narrando. Lo spettatore scopre con loro quello che si nasconde dietro la loro separazione.
Sembra di assistere una pièce teatrale dove nulla sembrerebbe essere già scritto e la narrazione può cambiare di continuo, man mano che gli elementi vengono presentati.
Il docufilm é uscito nelle sale americane lo scorso giugno, attendendo una distribuzione italiana vi presentiamo il trailer.
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