Romulus: Recensione dei primi due episodi della serie di Matteo Rovere
Dal 6 novembre sono disponibili su Sky On Demand i primi due episodi di Romulus, la serie prodotta da Sky, diretta da Matteo Rovere, e spin-off del film acclamato Il Primo Re. Ecco la nostra recensione.
Lazio del VIII secolo a.C. I trenta villaggi che compongono la Lega Latina sono raccolti attorno alla corona più importante, quella di Alba. Siccità e carestia però mettono in ginocchio la pace. Dopo aver consultato l’aruspice, Il re di Alba Numitor è costretto costretto ad andare in esilio lasciando il regno nelle mani dei due nipoti gemelli, Enitos e Yemos. Una scelta che non piacerà particolarmente al fratello Amulius il quale, soggiogato dalla moglie, farà di tutto per impossessarsi del trono.
Dopo il successo nei cinema de Il Primo Re, l’ambizioso regista romano Matteo Rovere ha deciso di buttarsi a capofitto nell’oramai redditizio e prestigiosissimo mondo delle serie tv. Romulus rappresenta infatti un ampliamento dell’universo narrativo già introdotto sul grande schermo con i volti di Alessandro Borghi e Alessio Lapice.
Questa volta Matteo Rovere decide di fare un ulteriore salto indietro nella storia, anticipando addirittura le note vicende di Romolo e Remo, per arrivare a parlare del mito di Numitore, Amulio e Rea Silvia, andando veramente a toccare un periodo assai remoto, dove la storia si fonde quasi totalmente nel mito.
Non sappiamo infatti praticamente nulla di quello che davvero successo nell’VIII secolo lungo il corso del fiume Tevere e per quale motivo, da questi insignificanti villaggi dell’Italia Centrale, emerse la prima grande super potenza mondiale della Storia. Le pochissime informazioni note le dobbiamo all’archeologia e, da questo punto di vista, gli scenografi di Romulus hanno fatto davvero un lavoro eccelso.
La ricostruzione dei costumi, degli ambienti, dei paesaggi e degli edifici è incredibilmente meticolosa e trasmette un senso di grande autenticità. Sensazione che aumenta a dismisura se si “switcha” il telecomando su “Lingua Originale“. Cosa che consigliamo vivamente a tutti di provare. Romulus è stato infatti girato totalmente in latino. Non solo: è stato girato in latino arcaico.
Si tratta di uno sforzo mostruoso da parte degli scrittori, che sicuramente hanno dovuto collaborare a stretto contatto con dei filologi per ricostruire una lingua che era, non solo completamente diversa dall’italiano, ma anche dal latino che si parlava in epoche successive durante l’Antica Roma.
Se per gli sceneggiatori è stato difficile, per gli attori deve essere stato un vero incubo. Ma i vari Andrea Argangeli, Arianna Fontana e Sergio Romano (cast tutto italiano, non a caso) fanno davvero un lavoro eccezionale nel recitare in maniera credibile, trasmettendo moltissima espressività allo spettatore.
Purtroppo, e qui andiamo alle note meno liete, il grandissimo sforzo della produzione nel regalare una serie di qualità eccelsa dal punto di vista tecnico non si tramuta necessariamente in una serie che riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo. E questo, almeno dopo i primi due episodi, sembra il caso di Romulus.
La storia è infatti molto lenta, a tratti stancante. I dialoghi, a differenza de Il Primo Re, sono troppi e, certe volte, fini a se stessi. L’elemento magico sacrale, che oramai rappresenta il punto di tendenza e di modernità di tutte le ultime serie tv storiche è troppo presente e, perdonate il gioco di parole, troppo pesante.
Tra un rito e l’altro ci si accorge che nella trama, in fin dei conti, non succede poi moltissimo. Non è del tutto colpa degli sceneggiatori. E’ proprio la scelta della trama stessa, che affonda le radici in un periodo dove si viveva quasi allo stadio primitivo, a rendere difficile lo sviluppo di una storia avvincente. Non aiuta il “tono” scelto dalla produzione anch’esso, a nostro giudizio, eccessivamente serioso e pesante.
Questo primo assaggio di Romulus è, quindi, sicuramente interessante ma non esente da difetti strutturali. Vedremo con i prossimi episodi se gli sceneggiatori riusciranno a rendere attraente agli occhi del grande pubblico una vicenda che forse è troppo lontana dai nostri interessi e anche da quelli di chi, normalmente, amano le serie tv a sfondo storico.
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