Run Sweetheart Run: recensione dell’horror che non ti aspetti
Abbiamo visto Run Sweetheart Run, horror diretto da Shana Feste proposto da Prime Video sul proprio catalogo. Questa è la recensione.
Presentato con discrete critiche due anni fa al Sundance Film Festival, il film di Shana Feste è approdato sul catalogo di Prime Video in un periodo come sempre propizio per il genere horror. Run Sweetheart Run vede la firma produttiva di Jason Blum e della sua mitica Blumhouse Productions. Nel cast spazio per la giovane talentuosa Ella Balinska, ma anche per Pilou Asbæk, Clark Gregg e Shohreh Aghdashloo.
Una giovane madre single cerca in ogni modo di farsi notare come segretaria in uno studio legale. Per una serie di sfortunati eventi si ritrova a fare da “tappabuchi” per un appuntamento del suo capo, incastrato da una festa di anniversario. Quello che si presenta come un incontro galante con un cliente fascinoso, ben presto si tramuta in un incubo ad occhi aperti.
IL COMMENTO
Pochissimi film all’attivo da regista per Shana Feste, ma tanta voglia di farsi valere in una Hollywood che spesso dimentica che il sesso forte è quello femminile. Ebbene, il tema portante di Run Sweetheart Run sembra rispecchiare in tutto e per tutto la volontà della sua regista, ma più in generale una tematica sociale che da anni scuote l’arte della cinematografia, e non solo.
Run Sweetheart Run si apre con una lunga sequenza che poco palesa la volontà della regista di spaventare lo spettatore; tra atti di spudorato sessismo lavorativo ed un incontro di lavoro che finisce per diventare anche piacevole, infatti il film va avanti con un ritmo assolutamente cadenzato celando di fatto la sua vera anima da slasher a sfondo demoniaco.
Dall’esatto momento in cui la storia prende la piega voluta dagli amanti del genere horror, Run Sweetheart Run passa dal più compassato dei racconti smielati ad una corsa contro il tempo accompagnata da un ritmo serrato, ed una colonna sonora che genera allo stesso tempo energia e tensione allo stato puro.
Volendo evitare di commentare alcune scelte registiche più o meno riuscite, il film di Feste offre agli appassionati uno sguardo inedito al genere horror, e lo fa senza mai intaccare quei dogmi narrativi che da sempre accompagnano certi racconti del terrore. Semmai, la regista si sforza di dirigere l’attenzione del pubblico non tanto sull’aspetto gore, ma sul rapporto che viene a crearsi tra cacciatore e preda, un rapporto che si evolve di minuto in minuto offrendo la giusta dose di tensione emotiva.
IL CAST
La giovanissima Ella Balinska, messosi alle spalle il poco fortunato ruolo da protagonista nella serie Resident Evil (qui la recensione della sua unica stagione), trova nella sua Cherie un personaggio ben caratterizzato, capace di evoluzioni emotive importanti ai fini della narrazione. Col passare dei minuti, la sua prova finisce col diventare uno dei punti forti di Run Sweetheart Run.
Il villain di turno è affidato a Pilou Asbæk, attore che molti ricorderanno come villain in Game of Thrones, ma anche di recente in Samaritan (qui la recensione). Anche in questo caso, offre una discreta prova, macchiata forse da una caratterizzazione del suo personaggio spesso poco convincente.
IN CONCLUSIONE
Run Sweetheart Run è senza dubbio una piacevole sorpresa. Non sarà l’horror che molti si aspettano di vedere nel periodo di Halloween, ma nel complesso intrattiene e diverte nel modo giusto.
Run Sweetheart Run
Regista: Shana Feste
Data di creazione: 2022-11-11 00:57
3.5
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One thought on “Run Sweetheart Run: recensione dell’horror che non ti aspetti”
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Se l’intento del film è quello di far cascare i coglioni ci riesce benissimo