Da ieri è disponibile sul catalogo Netflix il documentario Schumacher, dedicato interamente alla vita e alla carriera di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, Michael Schumacher. Questa è la recensione. Il docu-film esce dopo anni di assoluto silenzio sulle condizioni di salute del campionissimo tedesco, che a fine 2013 rimase coinvolto in un gravissimo incidente sugli sci dal quale non si è più ripreso.
In un momento in cui la Formula 1 odierna, con qualche rara eccezione, risulta generalmente noiosa, Netflix fa un grandissimo regalo agli appassionati di vecchia data, come il sottoscritto, che sono letteralmente cresciuti idolatrando il fenomeno di Kerpen e che, ancora oggi, ne sentono maledettamente la mancanza. Michael Schumacher è stato un mito, una leggenda ma, nonostante ciò, pochissimi sono i documentari o le interviste a lui dedicate. Ciò è dovuto un po’ alla timidezza e al basso profilo pubblico del Kaiser, antidivo per eccellenza, un pò al drammatico incidente sciistico che, purtroppo, ha inevitabilmente fatto calare l’interrese su quello che ad oggi è un uomo invisibile.
Ma Michael Schumacher non è stato mai davvero dimenticato da nessuno, specialmente dai tantissimi tifosi Ferrari e questo documentario, diciamolo senza riserve, gli rende veramente giustizia. In due ore scarse, questo prodotto Netflix riesce a condensare in maniera mirabile i momenti, gli snodi cruciali della carriera, ma anche della vita del noto campione.
Una grande enfasi, attraverso i racconti di personaggi a lui vicinissi come Willy Weber, Jean Todt, Flavio Briatore e soprattutto la moglie Corinna, che non parlava da anni, è riservata al Michael uomo. Un ragazzo semplice, che veniva da una famiglia di modestissime condizioni sociali (praticamente impossibile diventare un campione di Formula 1 senza una famiglia almeno benestate dietro…) ma che sapeva benissimo cosa voleva nella vita e come ottenerlo.
- Qui la recensione di Untold, altro documentario Netflix incentrato sul mondo dello sport.
Attraverso filmati inediti, gli appassionati scopriranno uno Schumacher ragazzino alle prese con un kart fatto di rottami, con cui domani le corse locali a Kerpen, uno giovanissimo Schumi duellare con Ayrton Senna dentro e fuori dal circuito.
Molti appassionati, incluso il sottoscritto, non potranno non lacrimare nei momenti in cui verrano mostrati i grandi trionfi con la Ferrari, maturati dopo anni difficilissimi, di sudore e dolore con una macchina scadente, con la quale Michael riusciva comunque a vincere dei Gran Premi solo grazie al “manico”. Fantastico, in questo senso, il leggendario GP di Spagna 1996, dove sotto il diluvio il Kaiser taglia il traguardo per primo con una delle peggiori Ferrari della storia.
Dal ritratto Netflix esce fuori uno Schumacher autentico, un uomo serio, deciso determinato, ogni tanto persino ossessivo nel suo rifiuto della sconfitta. Un uomo molto semplice in fin dei conti, la cui una vera passione era il brivido, la velocità. Velocità che non riuscirà mai ad abbandonare, sempre alla ricerca del limite, anche dopo aver appeso il casco al chiodo.
Voglia di brivido che, purtroppo, gli costerà carissimo e a questo è dedicata l’ultima, triste ma profonda allo stesso tempo, parte del documentario. La moglie Corinna e i figli Mick (pilota di Formula 1 anche lui) e Gina, costantemente in lacrime, lasciano trapelare le condizioni del Kaiser. Pur non dicendo mai direttamente nulla, dalle loro parole si intuisce chiaramente lo stato semi vegetativo dell’immenso Michael.
Un profondo dolore per la famiglia ma anche per gli appassionati, che lo hanno amato e non lo hanno mai davvero dimenticato. Nella speranza di un miracolo che possa ridarci il nostro Kaiser, ci sentiamo di consigliare senza riserve un documentario fantastico, che sa emozionare.
Schumacher
5
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