Sex Education – la recensione della serie Netflix
Sex Education è la nuova serie tv disponibile dall’11 gennaio sulla piattaforma Netflix. Questa è la nostra recensione.
Ideata da Laurie Nunn, e con la partecipazione della splendida Gillian Anderson, questo prodotto televisivo ha già ottenuto critiche più che positive.
Otis è un giovane liceale timido e introverso, figlio di una famosa e affermata sessuologa. Il suo migliore amico è Eric, che rappresenta il suo opposto: allegro, vivace, sfrontato, pieno di vita ma non ancora pronto ad affermare la sua vera identità in un mondo fatto di pregiudizi. La vita tranquilla di Otis cambia quando incontra Maeve, la ragazza ribelle con alle spalle una famiglia molto problematica. Insieme creeranno una particolare e insolita clinica per aiutare i compagni di liceo ad affrontare la terribile fase della pubertà.
RECENSIONE
Sex Education si propone nel variegato e vasto mondo delle serie televisive con due qualità: l’ironia e la leggerezza. Diversamente da Thirteen reasons why, Baby ed Elitè, la nuova serie di Laurie Nunn tratta gli stessi temi ma con spontaneità e semplicità, in un’atmosfera anni 80 che inevitabilmente ci ricorda i nostri piccoli e affezionati eroi di Stranger Things.
Le particolari e suggestive ambientazioni della serie, girata in Galles a Penarth, fanno da sfondo alle vicende del giovane Otis, interpretato da Asa Butterfield, già noto per aver preso parte nel film di Hugo Cabret e di Miss Peregrine-La casa dei ragazzi speciali. Il suo status sociale all’interno della scuola passa da “il ragazzo invisibile” a “uno di quelli che conta” quando incontra Maeve (Emma Mackey) sfacciata e geniale, scontrosa ma in fondo romantica.
L’ospite speciale della serie, arrivata direttamente dal paranormale, è Gillian Anderson che noi tutti conosciamo per la serie cult X-File, nei panni dell’agente dell’ FBI Dana Scully. Ora interpreta la madre di Otis, la dottoressa Milburn, divorziata, con una lunga lista di amanti e che si approccia al sesso e all’amore in modo distaccato e analitico, come un vero scienziato.
Sex Education piace alla critica per la spontaneità dei toni, per il clima anni 70 e 80 che i costumi e le canzoni ci ispirano e perché possiamo identificarci nei personaggi messi in campo che alla fine, nel bene e nel male, ottengono la propria rivincita.
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