Il Silenzio della Città Bianca, recensione del film su Netflix
Il Silenzio della Città Bianca è un film di Daniel Calparsoro, distribuito sul catalogo Netflix. Questa è la nostra recensione.
Il regista spagnolo riconferma la sua vocazione per il genere thriller e d’azione. Questa volta si tratta di un poliziesco che vede come protagonista il detective Unai Lopez (Javier Rey) alle prese con un caso molto particolare: un assassinio eseguito con le stesse modalità di omicidi risalenti a vent’anni prima rimette in discussione la colpevolezza dell’uomo che sta scontando la pena per i casi precedenti e l’indagine viene riaperta seguendo nuove piste.
A minare la lucidità di Unai durante l’investigazione è l’instabilità emotiva dovuta alla recente perdita della moglie a causa di un omicidio-suicidio di un amico dello stesso Unai.
Per la sua nuova pellicola, Calparsoro ripercorre alcuni motivi ricorrenti del genere poliziesco come il ritorno in pista del detective dopo l’inattività, la personalità cupa e seria, l’ossessione per un caso particolare, o ancora un singolare legame tra investigatore ed assassino. Lo fa però senza particolare brillantezza, lasciando il carattere del protagonista all’ombra di schemi ripetitivi che risultano banali perché non rimaneggiati con la necessaria originalità. Persino alcune situazioni e dinamiche sembrano richiamare motivi già triti e ritriti.
La vicenda in sé può anche risultare avvincente, è il minimo per un film del genere, ma la psicologia dei personaggi, fondamentale in questa tipologia di film, risulta troppo superficiale, solo vagamente accennata. Le vicissitudini ed i drammi del protagonista vengono poco approfonditi o comunque presentati con una certa freddezza. I personaggi mancano di caratteri ben definiti, ci si trova davanti a dei tipi più che a veri e propri individui.
L’interpretazione, persino quella degli attori principali, non aiuta molto a sollevare i personaggi dalla loro rigidità e questo aspetto compromette quel particolare legame emotivo con la narrazione che il genere giallo di solito tende a creare. In effetti il pathos è sempre in qualche modo allentato, la storia scorre ma non travolge.
La mancanza di approfondimento rende ostici alcuni passaggi e non sempre è agevole per lo spettatore ricollegare i rapporti di causa ed effetto. Il finale non fa eccezione e non aggiunge nulla di positivo al film. Questa volta Calparsoro delude, il suo film non lascia il segno, anzi lascia per lo più indifferenti.
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