Solo, la recensione del thriller proposto da Netflix
Abbiamo visto Solo, film rilasciato solo ieri dalla piattaforma di streaming Netflix. Questa è la nostra recensione.
Diretto da Hugo Stuven e interpretato da Alain Hernàndez, Aura Garrido e Ben Temple, “Solo” racconta la storia di un surfista e della sua disavventura, che stava per costagli la vita, avvenuta su una spiaggia delle isole Canarie. L’episodio lo farà riflettere su molti aspetti della sua vita personale.
Recensione
“Solo”, ambientato nella splendida isola di Fuerteventura, situata nell’Oceano Atlantico, si propone come un survival movie atipico in cui le immagini mostrate seguono diverse linee temporali legate ai ricordi del protagonista. Attraverso questo escamotage la scrittura cerca di giocare con lo spettatore creando confusione tra ciò che è reale e ciò che invece è frutto della mente del personaggio. Non basta però questo elemento e non bastano neanche le splendide spiagge spagnole, a dire il vero riprese con uno stile più vicino a quello dello spot legato al turismo piuttosto che attraverso un’estetica pienamente cinematografica, a rendere “Solo” un film riuscito.
La pellicola purtroppo soffre una scrittura a lunghi tratti scontata e determinata da dialoghi standardizzati e personaggi stereotipati, senza contare l’impersonalità della regia e delle performance attoriali.
La visione facilmente riporta alla memoria un film del 2016 con Blake Lively intitolato “Paradise Beach – Dentro l’incubo”, eppure “Solo”, pur apparendo in diversi tratti come una copia del già non eccelso film di Jaume Collett-Serra, si discosta dallo stesso puntando meno sul fattore orrorifico e di suspense e maggiormente su quello drammatico e riflessivo.
Purtroppo è veramente troppo poco.
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