Netflix ha rilasciato Space Force, la nuova serie politically incorrect a tema sci-fi. Protagonisti Steve Carrell e John Malkovich. Questa la recensione.
Operare nello spazio non sarà più prerogativa dell’Aeronautica degli Stati Uniti d’America, la Casa Bianca ha deciso di creare una nuova divisione militare denominata Space Force. A dirigerla viene nominato o “sacrificato” il neopromosso generale a 4 stelle Mark R. Naird (Steve Carrell). Nel tempo massimo di quattro anni dovrà posare uno stivale americano, contenente un piede americano, sulla luna. A supportarlo, come capo degli scienziati ci sarà un indolente e polemico Adrian Mallory (John Malkovich).
A complicare ancora di più le cose, per il povero Naird, ci sarà la condanna (inspiegata) della moglie Maggie (Lisa Kudrow) a 40 anni di carcere e la conseguente gestione della figlia adolescente Erin (Diana Silvers).
Riuscirà Naird a portare a termine la missione senza combinare disastri?
Commento. Graffiante ma non quanto ci si potesse aspettare visti gli attori in campo. Space Force, nata dalla mente di Greg Daniels e dello stesso Steve Carrell mette a nudo, ridicolizzandola, l’élite militare a stelle e strisce. Lo fa con una comicità ed una satira che già avevamo potuto apprezzare in The Office, sempre opera di Carrell e Daniels. Solo che qui troviamo una recitazione ancora più accurata ed un budget pressoché illimitato a supportare la produzione.
Sono molti i registi chiamati a dirigere i dieci episodi che compongono questa prima stagione, alcuni di essi hanno già collaborato con gli ideatori della serie in The Office, altri sono novità. Fra quest’ultimi ricordiamo Paul King nominato ai BAFTA per Paddington.
Space Force picchia duro puntando il dito sull’attuale amministrazione e sul modo in cui viene speso il denaro pubblico incrementando la spesa militare a discapito di tante altre risorse statali, ma non solo. Carrell e Daniels, stereotipizzando il comportamento del maschio alfa, creano situazioni divertenti ed imbarazzanti al limite del grottesco.
Steve Carrell è convincente nel ruolo del Generale e da vita ad un uomo tutto d’un pezzo ma con un bagaglio di emozioni che reprime costantemente restando perlopiù la caricatura di sé stesso. John Malkovich rappresenta, per certi aspetti, la sua coscienza. Gioca un ruolo simile a quello del grillo parlante di Pinocchio e lo fa magistralmente, regalandoci un Mallory anticonformista, eclettico e “manipolatore” ma che per etica recita sempre la parte del buono, nonostante possa risultare sgradevole in alcune sue esternazioni. A far compagnia al perfetto duo di protagonisti c’è un’irriverente Lisa Kudrow che dà vita ad un personaggio che per alcuni aspetti ricorda la Phoebe di Friends e che nonostante sia sacrificata per qualche episodio ad una mera “voce fuoricampo” torna con veemenza negli ultimi episodi della stagione arricchendoli di una nota rosa stravagante.
Molto bene anche gli altri attori, sia chi ricopre ruoli ricorrenti, sia chi fa delle semplici comparsate. Fra questi vogliamo ricordare Jane Lynch, vincitrice di diversi Emmy con Glee e La fantastica signora Maisel
Concludendo, speriamo che gli showrunner lascino andare ancora un po’ di più i freni nella seconda stagione, in modo da non lasciare nello spettatore quel senso di mancanza di coraggio nel fare satira che forse in qualche occasione è mancata all’appello.
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