[Star Trek: Discovery] Cari Trekker, il quinto episodio parla la nostra lingua. Le mie impressioni.
E’ appena uscito su Netflix il quinto episodio di Star Trek: Discovery, dal titolo Scegli il tuo dolore. Dopo il netto miglioramento dell’episodio di lunedì scorso, temevo che gli sceneggiatori tornassero indietro, riproponendo alcuni obbrobri visti nei primi tre capitoli. Fortunatamente, mi sbagliavo! Questa quinta puntata è davvero bella, ancora migliore della precedente e un ulteriore avvicinamento verso quello spirito Star Trek su cui non appassionati noi transigiamo. Ragazzi, TRANQUILLI, leggete sereni, questa NON E’ una RECENSIONE e NON CONTIENE alcuno spoiler. Solo pensieri in movimento a velocità impulso.
La cosa che ho gradito maggiormente in questo quinto episodio, ancor più che nell’ottimo precedente, è stata anzitutto lo svolgimento temporale della trama: inizio, problema, risoluzione del problema, fine. Molto bene. E’ esattamente così, con questo schema semplice ma efficace, che milioni di appassionati hanno letteralmente adorato The Next Generation e, forse ancora di più, DS9. Una storia chiusa, con uno svolgimento ed una fine convincente, all’interno però di una trama più vasta e di un mondo molto più ampio. Anche nell’età d’oro della serialità televisiva, dove una Serie TV è semplicemente un film allungato in decine di puntate,un prodotto marchiato Star Trek, necessità di una struttura diversa. Sembra proprio che gli sceneggiatori lo abbiano capito.
Oltre alla struttura, anche il contenuto della trama e le idee alla base di questo episodio mi hanno molto soddisfatto. Il rapimento di un capitano e tutte le difficoltà personali che un primo ufficiale si trova a fronteggiare in sua assenza, nel tentativo di recuperarlo, sono grande classico di Star Trek che ho apprezzato molto. Clamorose le similitudini con il capolavoro mondiale The Best of Both Worlds, nel quale Picard viene rapito dai Borg e Riker deve lottare con le sue insicurezze per salvare il capitano e impedire che l’universo venga distrutto.
Certo amici miei, inutile prenderci in giro, Saru non è Riker e, soprattutto, LORCA NON E’ PICARD. Però, soprattutto nel caso del primo ufficiale kelpiano, è stato molto bello vedere uno come lui, appartenente ad una razza di prede inadatte al comando, alle prese con il dover dare ordini e farsi rispettare dall’equipaggio l’equipaggio. Molto bene, molto trekkiano. Purtroppo, come già affermato molte volte, non si può dire la stessa cosa di Gabriel Lorca il quale, fino ad ora, continua a sembrare più un Gordon Ramsey in Hell’s Kitchen, sempre a strillare e a fare il coatto, che un capitano della flotta stellare. Molto meglio invece i personaggi secondari con cui il capitano si trova ad interagire durante il suo rapimento. Davvero molto approfonditi e degni dei tanti grandi guest stars che hanno riempito Star Trek nei decenni.
Bene come nello scorso episodio la vicenda del mostro bavoso che è alla base della propulsione a spore, con tanto di suspense finale che anticipa qualcosa di grosso per i prossimi episodi. I dissidi tra l’equipaggio per capire se debba prevalere il benessere della creatura o l’esigenza di utilizzarlo per avere un vantaggio militare rappresentano un tema di cui Gene Roddenberry sarebbe andato certamente fiero. (Se non sapete chi è Gene Roddenberry chiudete immediatamente questa pagina, non voglio neanche conoscervi). Protagonisti di questa specifica vicenda sono il tenente Paul Stamets e la main character Michael Burnham. Stamets a mio giudizio, dopo i primi episodi in serie difficoltà, con questa ultima puntata fa il suo ingresso ufficiale nel mondo dei personaggi convincenti.
Non riesco proprio a dire lo stesso, purtroppo, di Michael Burnham, personaggio che attualmente non trova una sua collocazione. Mia nonna direbbe che: “è un’anima in pena”, problema non da poco trattandosi della super protagonista sulla quale i produttori hanno puntato tutto. Difficile dire ancora se sia colpa della recitazione di Sonequa Martin-Green o degli sceneggiatori, ma questo personaggio per me non convince affatto. Sempre quell’espressione seriosa ma non seria, sorrisi meccanici, frasi scontate e ben poco vulcaniane (ma neanche umane…). Non lo so ragazzi, mi sembra un pesce fuor d’acqua che non trasmette nulla e aggiunge pochissimo alla trama. Vedremo cosa ci riserverà il futuro in questo senso…
In ogni caso, lo ribadisco, un ottimo episodio, vicino al canone trekkiano ma godibilissimo anche per i nuovi appassionati. Se va avanti così, è un compromesso accettabile.
P.S. Se guardate gli episodi in lingua originale, compreso questo, noterete che ogni tanto gli attori pronunciano espressioni in Italiano come Bravura, Molto Bene, Porto Bello etc. Qualcuno sa il perché? Fatemi sapere nei commenti.
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