E’ appena uscito su Netflix l’episodio numero 13 di Star Trek: Discovery, intitolato Il Passato è il Prologo. Ecco il nostro primo commento a caldo (con spoiler).
Si tratta della quarta e ultima puntata ambientata nell’Universo Parallelo, dominato dal malefico Impero Terrestre. L’episodio è molto orientato all’azione frenetica e al colpo di scena continuo, con pochissimi elementi trekkiani. Francamente da appassionato ventennale non ho mai sentito forte come questa volta il senso di smarrimento e di lontananza dal canone e dai valori di Star Trek.
Insomma Gabriel Lorca, uno dei pochi personaggi degni di nota in questa prima stagione, non è un glorioso capitano ma un infame traditore. Un traditore morto, per di più, visto il prevedibile assassinio compiuto alla fine dell’episodio da parte della imperatrice/capitano Philippa Georgiou. Il senso di disorientamento, personalmente, è forte. Gli sceneggiatori hanno fatto morire da traditore, dopo solo una decina di episodi, il capitano dell’ammiraglia della flotta stellare. Magari molti neofiti apprezzeranno, ma per noi trekkiani tollerare anche questa novità sarà piuttosto difficile.
Risulta ancora più complicato digerire questi continui cambi di casacca e tradimenti se pensiamo a come si sta riassettando l’equipaggio della U.S.S. Discovery. Il rischio, se non la certezza, è che nel giro di pochi, pochissimi episodi, si vada a ricomporre il duo Capitano/Primo Ufficiale Philippa Georgiou, Michael Burnham. Sinceramente preferirei una onorevole morte da klingon piuttosto del pensiero di dover sopportare per altre stagioni i dialoghi alla camomilla tra la sonnolenta Georgiou e la mono espressiva e sempre perennemente incazzata pseudo vulcaniana Burnham. Per questo motivo ho sperato con tutto il cuore che l’imperatrice/capitano Georgiou saltasse in aria con l’ammiraglia imperiale…e invece niente…
Anche la modalità del ricongiungimento tra le due, a scapito del traditore Lorca, mi ha molto deluso. Sinceramente per larghi tratti, se non avessi sentito qua e la l’uso di qualche termine tipo phaser, siluro fonotico o teletrasporto, avrei potuto pensare di essere finito a vedermi un mix tra Star Wars e una Serie TV Netflix sui super poteri. Tra musiche epiche, colori sgargianti e continui colpi di armi a laser non c’era infatti nulla, assolutamente nulla, ne nei dialoghi, ne nella trama, che mi ricordasse anche vagamente gli Star Trek che ho amato. Niente. Poteva essere The Avengers o Ironman, con i supereroi che salvano il mondo dal cattivone, ma non Star Trek.
Il resto dell’episodio è a bordo della Discovery e va un pochino meglio, ma non tanto. L’ossigeno per i trekkiani arriva finalmente dal ritorno tra i vivi del Tenente Stamets. Come ho già scritto molto volte, l’attore Anthony Rapp riesce, attraverso le gestualità e il dialogo, ed evocare forse l’UNICO personaggio naturalmente trekkiano che si sia finora visto in Star Trek: Discovery. Purtroppo però neanche lui è in grado di far sembrare verosimile questa storia del micelio e del motore a spore, che francamente sta diventando sempre più ridicola. Lo stratagemma tecnico-scientifico con il quale l’equipaggio della U.S.S. Discovery salva Burnham e l’imperatrice, ancora una volta, cerca di imitare i grandi episodi “scientifici” di Next Generation e le intuizioni di Data e LaForge. Ma non c’è niente da fare. Sull’ Enterprise tutto sembrava affascinante e verosimile, sulla Discovery ogni cosa non sembra altro che tecno minchiate buttate a casaccio.
In ogni caso, ci siamo, la U.S.S. Discovery è tornata nel suo universo, seppur in uno slittamento temporale di nove mesi avanti. L’ultima scena, oramai un classico Discovery, ci lascia con una temibile sorpresa: i klingon hanno praticamente vinto la guerra. Ora possiamo presumere che il nuovo equipaggio improvvisato (e GRAVEMENTE monco di un personaggio come Lorca) riuscirà, in qualche modo, a ribaltare le sorti del conflitto. Benissimo, ma io mi chiedo dove stia andando questa trama e cosa veramente gli sceneggiatori vogliano trasmettere al pubblico. A me sembra tutto così maledettamente lontano da dove dovrebbe essere. Siamo nel 2018, lo capisco, e non pretendevo certo di rivedere Picard in plancia a lottare con Borg. Ma qui siamo distanti anni luce, galassie intere, dalla trame e dai temi di Star Trek.
Forse sono troppo catastrofico, forse sono solo i dolori di un giovane (o presunto tale) appassionato. Magari ora ci aspettano un radioso futuro e un’appassionante guerra da vincere ma, consentitemelo, dopo questo episodio, ho i miei dubbi e terrò gli scudi ben alzati.
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