Netflix ha appena rilasciato un nuovo episodio di Star Trek: Discovery, dal titolo Il lupo dentro. L’undicesimo capitolo, purtroppo, non vede più Jonathan Frakes alla regia, ma speriamo di ritrovare il grande veterano di Star Trek nel prossimo futuro.
Come prevedibile, prosegue il filone che vede l’equipaggio della U.S.S. Discovery impegnato nel ostile e pericoloso Universo Parallelo. L’episodio, diciamolo subito, è bello e godibile, nettamente migliore di quasi tutte le puntate della prima parte di stagione. Detto ciò, secondo me i livelli molto alti raggiunti lunedì scorso non vengono ripetuti. ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER.
In primis per colpa dei minuti iniziali. Infatti una delle cose che detestavo di più dei primi episodi di Discovery erano i pipponi iniziali, le lezioni di vita spicciole pronunciate in cagnesco da Michael Burnham. Purtroppo, dopo il meraviglioso esordio della scorsa settimana, magistralmente diretto da Jonathan Frakes, questo lunedì siamo tornati alle noiose filippiche della protagonista in lingerie (poca roba per chi ha visto Jadzia Dax in costume da bagno vent’anni fa…). Si tratta di un banale cliché sul fatto che Burnham sia costretta a vestire i panni di un capitano sanguinario, con il rischio di diventare lei stessa un essere malvagio a forza di interpretare quel ruolo. Onestamente per noi trekkiani, cresciuti con il diario del capitano di Jean Luc Picard, questa è veramente robetta.
L’unica cosa da fare per aggiungere ulteriore pesantezza ad un episodio di per se già molto drammatico nei toni e negli eventi, era piazzare la classica scena da ninna nanna nella quale Burnham e Ash Tyler amoreggiano sparando varie minchiate sul sentimento e quant’altro. FATTO. Un inizio insomma talmente banale e noioso da costringermi ad invocare la maledetta sigla che, seppur terribile, ha avuto il merito di spezzare le catene di un esordio al sonnifero e far iniziare veramente un episodio tutt’altro che malvagio.
Il fulcro della storia è rappresentato dall’incontro tra Burnham e i leader (di varie specie aliene) della resistenza contro l’Impero Terrestre. Ho trovato questa scena centrale molto bella ed appagante, assolutamente in linea con la più pura tradizione trekkiana. Già solo il fatto di rivedere Sarek, interpretato meravigliosamente da James Frain, mi ha dato un piccolo sussulto. Anche la scelta di trasformare il temibile Klingon Voq nel capo stesso della resistenza contro l’oppressione terrestre è davvero interessante. Si cerca cioè di trasmettere allo spettatore come non esistano bene e male assoluti. Spesso sono infatti le circostanze a determinare l’indole di una persona o di una razza. E’ così che la mite e tranquilla Philippa Georgiou, sonnolento capitano della U.S.S. Shenzou nell’episodio pilota, diventa nell’Universo Parallelo una sanguinaria imperatrice intergalattica.
Rimanendo in tema Klingon, sono un po’ scettico su questa storia del trapianto della personalità di Voq nel tenente Ash Tyler. Lo spunto narrativo è certamente interessante, ma per ora non è stata fornita una spiegazione plausibile su come Voq sia stato “trapiantato” nel corpo del Tenente. Inoltre purtroppo le capacità espressive dell’attore Shazad Latif sono letteralmente quelle che sono. Affidare a lui un personaggio che dovrebbe fare dell’espressività e del contraddittorio il suo forte mi sembra un po’ azzardato.
La storia secondaria di questo episodio è rappresentata dal tentativo di curare il tenente Paul Stamets, ancora in stato catatonico dopo l’abuso di spore. Con la morte (ma non ci crede nessuno…) del dottor Culber le cure sono affidate a Saru e al cadetto Sylvia Tilly. Come sanno i veri trekkiani, le scene “tecnico-scientifiche” nelle quali l’equipaggio cerca di risolvere anomalie, problemi e malattie a bordo sono uno dei grandi classici di Star Trek e vanno realizzate in un certo modo. Purtroppo nel settore “tecno blabla” Tilly e Saru, ma in generale tutto Discovery, queste sono molto carenti. Non scaldano il cuore degli appassionati. Chi ha amato i grandi dialoghi tra Data e il tenente LaForge, o tra il Capo O’Brien e il Dottor Bashir, rimarrà incredibilmente deluso.
a tal proposito voglio concludere con una domanda che starà assillando anche altri appassionati:
DOVE CAVOLO E’ L’INGEGNERE CAPO??
COME PUO’ ESISTERE UNA SERIE STAR TREK SENZA L’INGEGNERE CAPO??
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