Fresco di visione del quarto episodio di Star Trek: Discovery, intitolato Il coltello del macellaio non si cura del pianto dell’agnello, sono finalmente sollevato, rivitalizzato. Dopo tante critiche voglio infatti iniziare dicendo che si tratta, nettamente, del migliore tra i primi quattro episodi di questa ultima, attesissima Serie. Il primo che, dai tempi di Picard e Sisko, mi abbia veramente fatto tornare quella sensazione, quei brividi. Ancora una volta, state tranquilli: questa NON E’ una RECENSIONE e NON CONTIENE alcuno spoiler. Sono semplicemente le impressione di un trekker.
Dopo tre episodi più simili ad un micidiale mix tra Star Wars, Alien e Salvate il Soldato Ryan che a Star Trek, ho finalmente ritrovato alcune delle tematiche, delle storie, dei personaggi che da oltre cinquant’anni incollano al divano milioni di persone in tutto il mondo. Anzitutto molto più approfondita la caratterizzazione dei membri dell’equipaggio della Discovery. Saru, con un modo di parlare alla Odo e le specifiche abilità della sua razza, comincia a non sfigurare al cospetto di leggende quali Dax o Garak. Convincente anche l’ufficiale scientifico Paul Stamets, che si riprende con una grande performance dopo un primo episodio mediocre.
Nota stonata, invece, la prova del Capitano della U.S.S. Discovery: Gabriel Lorca. Capisco che, per stessa ammissione dello sceneggiatore Aaron Harberts: “La prima stagione, sarà una stagione di guerra, quindi serve un capitano da guerra”. Ma Lorca sembra più John Wayne o John Rambo se preferite. L’attore Jason Isaacs, per non farsi mancare nulla, utilizza una camminata coatta da tronista di Uomini e Donne e spara in continuazione frasi tamarre contro i klingon. Lo so, questo è il 2017, ma QUESTO è anche Star Trek. Un capitano è un’altra cosa.
Buone notizie invece dalla protagonista. Inizia infatti ad intravedersi, ed era ora, un minimo di comportamento vulcaniano in Michael Burnham, fino a questo momento assolutamente indistinguibile da un normale umano. Costruire un’intera trama sul fatto che la main character sia una terrestre allevata dal grande maestro Sarek, senza che poi si possa scorgere in lei qualcosa di vulcaniano non avrebbe molto senso. Speriamo quindi che si continui in questa direzione.
Molto bello e molto trekkiano, poi, l’utilizzo che in questo episodio viene fatto dell’alieno bavoso apparso nella scorsa puntata, da me aspramente criticata. Nel tentativo di instaurare un dialogo tra Burnham e l’alieno ho davvero rivisto alcuni dei più leggendari episodi di Next Generation o DS9 teletrasportarsi nel 2017. Brividi! Complimenti agli sceneggiatori anche per come collegano il bavoso alla nuova propulsione a spore e, di conseguenza, alla trama principale. Davvero geniale, soprattutto considerando che l’idea delle spore è presa dalle ricerche di uno scienziato, fan della serie, che si chiama proprio Paul Stamets. E’ da qui che arriva il nome del capo ufficiale scientifico della Discovery…CHAPEAU…niente da dire, super trekkiana come cosa, se non fosse che…
….se non fosse che la propulsione a spore rappresenta una stortura CLAMOROSA nella Timeline di Star Trek. Una macroscopica incongruenza già segnalata nello scorso episodio. Mi spiego meglio: Discovery è ambientato solo 10 anni prima delle avventure di Kirk e Spock, dove già tutte le civiltà utilizzano la propulsione a curvatura. Quindi che fine farà questo motore a spore, capace di far letteralmente saltare una nave in una qualsiasi parte dell’Universo? Verrà distrutto? Abbandonato? Boh
In altre parole: se la Voyager del capitano Janeway, 150 anni dopo, ci mette 7 anni a tornare dal quadrante Delta a quello Alpha, come fa Lorca a saltare da un posto all’altro come una cavalletta?? Signori, o l’una o l’altra! A tal proposito, molto convincente e nostalgica la conclusione dell’episodio, degna dei vecchi tempi, ma il problema si ripresenta. Come fa la Discovery ad arrivare in un determinato punto della Galassia all’instante, se le navi stellari più nuove di due secoli, non lo sanno fare?
Per finire, due parole sulla cosa che mi sta convincendo di più di Discovery e che, a mio giudizio, in questo episodio si è definitivamente consacrata. Sto parlando della rappresentazione della civiltà Klingon, veramente eccezionale. I nuovi Klingon sono un netto miglioramento rispetto agli storici Worf e Gowron, senza che però le nuove tecnologie e l’aspetto più alieno abbiano minimamente alterato ciò che Roddenberry aveva in mente quando creò questa razza. Complimenti vivi a sceneggiatori e costumisti.
Ci vediamo al prossimo episodio, sperando che continui su questa strada e che anche noi trekker potremo, finalmente, abbassare gli scudi della diffidenza!
ENGAGE!
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