Stamattina ho messo la sveglia all’alba e ho subito acceso Netflix. Volevo essere tra i primi, volevo vederla. Sono passati più di dieci anni dall’ultima Serie TV targata Star Trek e, con tutto il rispetto per gli ottimi film, la vera casa del franchise nato dal genio di Gene Roddenberry sarà sempre il piccolo schermo. E così eccomi qui, appena terminati i primi due episodi di Star Trek: Discovery, a provare a dare un ordine alle mille cose che mi sono passate per la testa nei precedenti 80 minuti.
Voglio iniziare col dire che, SI, mi sono emozionato. Ho percepito dopo tanto tempo quell’adrenalina che mi saliva quando sentivo parlare di siluri fotonici, motori a curvatura, scudi alzati e zona neutrale. E’ una sensazione unica nella storia mondiale dell’intrattenimento che solo i veri appassionati, i trekkers, sanno riconoscere quando arriva.
Così come è stato per i recenti film, anche in Star Trek: Discovery i produttori e gli sceneggiatori sono stati molto attenti a non dimenticarsi dei tanti fan e del loro estremo apprezzamento per questi amarcord che sanno creare una ideale connessione tra decenni e generazioni di appassionati. A tal proposito, sentire il Capitano Georgiou pronunciare la leggendaria frase del Capitano Picard:
“Guardiamarina, invii un messaggio subspaziale al comando della Flotta. Abbiamo ingaggiato i Klingon.” (che all’epoca erano i Borg…) mi ha letteralmente fatto venire i brividi.
Diciamo quindi che dal punto di vista del rispetto del passato ci siamo. Discovery non ha snaturato molti degli aspetti che hanno reso leggendario questo franchise e non ha trasformato Star Trek in una banale e ripetitiva battaglia intergalattica. Ciò che mi ha convinto un po’ di meno invece, ma stiamo parlando sempre di soli due episodi, è la costruzione e l’impostazione della trama. Discovery racconta la prima guerra tra la Federazione e i Klingon…FINE. Si tratta cioè di una una sorta di film allungato che si concentra ESCLUSIVAMENTE su questo punto, proprio come una pellicola cinematografica.
Ora, siamo nell’epoca d’oro della serialità televisiva. Quindi è naturale che Discovery non possa più essere, a differenza delle serie Star Trek del passato come Deep Space 9 o Next Generation, un insieme di tanti episodi, ognuno con la sua trama. Però a mio giudizio una via di mezzo andava trovata. La cosa che rendeva uniche le serie del passato era che in quasi ogni episodio si incontravano nuovi pianeti, nuove civiltà, in ogni puntata lo spettatore veniva messo davanti a nuovi interrogativi esistenziali.
Non in Discovery, una serie strutturata in maniera diversa, forse troppo diversa, nella quale non c’è quell’apertura mentale, quello spazio infinito di personaggi, civiltà e idee. Per i neofiti non sarà un problema, al contrario rappresenterà un incentivo alla visione, una semplificazione, ma per i fan storici non è una questione di poco conto. Tale semplificazione è causata anche dalla scelta della Timeline. Infatti ambientare Discovery addirittura prima delle gesta del Capitano Kirk tende a limitare molto le possibilità di esplorazione dell’Universo e di sperimentazione della trama.
Il fatto che la storia, almeno per ora, sia totalmente focalizzata sulla guerra, fa si che anche i personaggi tendano a bypassare i tipici dialoghi trekkiani tra membri dell’equipaggio per concentrarsi maggiormente sull’azione. Ad eccezione di un paio di scene tra la protagonista Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) ed uno strepitoso Sarek (James Frain) i dialoghi sono piuttosto brevi. Ciò è dovuto anche al fatto che, sempre per ora, i personaggi non sono molti. O almeno non sono molti quelli che prendono la parola per più di mezza battuta. A proposito della protagonista, il primo ufficiale Burnham, umana cresciuta da un vulcaniano, ho qualche riserva, ma voglio aspettare per esprimere un giudizio.
Ogni Star Trek che si rispetti ha bisogno di un cattivo veramente cattivo. In sede di promozione è stata molto criticato il modo in cui vengono ritratti di Klingon, quasi irriconoscibili rispetto ai vari Worf e Gowron del passato. Su questo aspetto mi sento invece di appoggiare la scelta della produzione. Discovery è ambientato, come detto, in un’epoca di precoci relazioni tra la Federazione e questa temibile razza aliena. Rendere i Klingon meno umani e più aggressivi aiuta a trasmettere il senso di paura dell’ignoto, dell’alieno, di terrore per le sorti dell’umanità. Una scelta secondo me azzeccata, così come quella di far parlare i Klingon nella loro lingua, altro modo per aumentare il senso estraneità. Unico neo: ma perchè ora i Klingon sono calvi?? I capelli erano una delle loro caratteristiche principali.
Ora un focus su alcuni aspetti tecnici di Discovery, sempre fondamentali per giudicare la bontà di una serie Star Trek. Molto convincente il ponte di comando della U.S.S. Shenzhou, capace di mantenere la tradizione aggiungendo però qualche chicca niente male. In particolare ho trovato un’innovazione davvero azzeccata la chiamata telefonica con materializzazione dell’ologramma sul ponte. Bene anche, come ci si poteva attendere, la fotografia e le scene di battaglia, spettacolari ma abbastanza ancorate alla tradizione.
Non bene, invece, le musiche, così come il sonoro in generale, non all’altezza dei magnifici film degli ultimi anni, capaci di ri-emozionare generazioni di appassionati. Anche dai suoni della nave, delle armi e della battaglia, ci si poteva attendere qualcosa in più. Tanta poi, almeno a livello personale, la delusione per le uniformi, assolutamente anonime e neanche lontanamente paragonabili all’originalità del passato.
Infine un pensiero sull’aspetto che forse ha rappresentato uno dei tratti più distintivi dell’intero mondo di Star Trek, la sigla. Che delusione…Siamo lontani anni luce, è proprio il caso di dirlo, dal leggendario: “Spazio, Ultima Frontiera…” di The Next Generation, ma anche dalle piacevoli sigle dei recenti film. Con i mezzi della tecnologia grafica e sonora di oggi, è davvero un peccato.
In ogni caso questo è solo un antipasto, un nuovo inizio di cui tutti avevamo bisogno. Non ci resta che attendere con ansia il prossimo lunedi’ 2 ottobre e teletrasportarci a bordo della U.S.S. Shenzhou. SCUDI ALZATI…SILURI FOTONICI PRONTI…
IN BREVE
I PRIMI DUE EPISODI STAR TREK:DISCOVERY HANNO DATO OSSIGENO A MILIONI DI APPASSIONATI IN TUTTO IL MONDO. PER I NEOFITI SARA’ UNA PIACEVOLISSIMA SCOPERTA, UNA SERIE DA NON PERDERE. PER I PURISTI SI TRATTERA’ DI LINFA VITALE, DI UN SACRO RITUALE CHE RICOMINCIA, MA ALCUNE SEMPLIFICAZIONI DELLA TRAMA E DEI PERSONAGGI SARANNO DIFFICILI DA DIGERIRE.
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