Abbiamo visto il decimo episodio della quarta stagione di Star Trek: Discovery intitolato “The Galactic Barrier” (La Barriera Galattica), trasmesso sulla piattaforma streaming Pluto TV alle ore 21,00 di venerdi 25 febbraio, in replica sempre alla stessa ora nei due giorni successivi. Questa la recensione.
Il Capitano Michael Burnham e il suo intero equipaggio, insieme al Presidente della Federazione Rillak, a bordo della USS Discovery si accingono a lasciare la Via Lattea per stabilire l’agognato primo contatto con la Specie C-10, la civiltà che ha originato la misteriosa e distruttiva “Anomalia della Materia Oscura” denominata più semplicemente “AMO“ (DMA – Dark Matter Anomaly), attraversando la Barriera Galattica, ovvero quel campo energetico, incontrato per la prima volta nell’episodio TOS “Oltre la Galassia”, composto da energia negativa e situato ai confini della nostra galassia.
REGIA E SCENEGGIATURA
The Galactic Barrier, diretto da Deborah Kampmeie su una sceneggiatura scritta da Anne Cofell Saunders, sembra essere un uteriore episodio riempitivo, così come quelli che più recentemente lo hanno preceduto. Ovvero un’escamotage che la produzione solitamente usa per allungare il brodo, In questo caso utilizzata per non svelare troppo presto il mistero della distruttiva AMO, ma forse anche per chiudere questa ansimante stagione in 13 episodi, 3 in aggiunta ai 10 inizialmente previsti.
E qui come viene allungato il brodo? Ma chiaramente svelando, attraverso alcuni flashback, parte del passato dello scienziato Tarka che deve questa sua smania di fuga alla necessità di raggiungere il suo amato perduto amico in un altra dimensione sconosciuta. Purtroppo questo banale e sdolcinato retroscena, degno di una “soap opera” intrisa all’eccesso di politically correct, a nostro parere non porta nulla in più ad una stagione che sta andando avanti stancamente e povera di spunti interessanti.
ASPETTO TECNICO
Innegabile è il livello altissimo degli effetti speciali, anche se qualche dubbio lo abbiamo avuto nel vedere il trucco di Oros (Osric Chau), l’alieno Amico/Amante di Tarka, forse dall’aspetto un po’ troppo lucido e “plasticoso”.
CAST E PERSONAGGI
In The Galactic Barrier abbiamo visto il ritorno di diversi personaggi ricorrenti, tra i quali Kovich (David Cronenberg) che ha avuto modo solo di fare un piccola introduzione al Dottor Hirai, personaggio presente anche nelle prossime puntate il cui volto è quello dell’attore canadese di origini giapponesi Hiro Kanagawa. Rivediamo anche il Generale Ndoye, presidente della “Terra Unita” la cui interprete è l’attrice sudafricana Sitole Phumzile e, inoltre, Adira (Blu del Barrio), orfana/o per l’occasione del suo amico ex “fantasmino” ed ora androide Gray (Ian Alexander).
CONCLUSIONE
Mancano solo 3 episodi alla chiusura di questa quarta stagione che, sino ad adesso, è andata avanti senza grandi idee e con episodi altalenanti. dando poco spazio al focus principale individuato nella risoluzione della devastante “Anomalia della Materia Oscura” e nella misteriosa Specie 10-C. La nostra paura è che tutto possa finire a “tarallucci e vino”, così come è stato per la precedente stagione, attraverso una frettolosa e banale conclusione, nonostante la trama orizzontale avesse tutte le potenzialità per essere sviluppata con maggiore brio e adrenalina.
- A tal proposito vogliamo autocitarci dalla recensione della terza stagione:
“capitoli geniali si alternano a episodi banali dove scelte autoriali appaiono scontate, se non addirittura imbarazzanti. A nostro avviso sarebbe necessario trovare una formula migliore che possa legare lo sviluppo verticale delle storie ad una forte trama orizzontale, continuando si ad alternare autori e registi, ma attraverso un maggior controllo e attenzione alla stanza degli scrittori”.
Non è forse il caso di concentrare la scrittura a pochi autori e la direzione ad un solo regista? L’alternanza di sceneggiatori e registi sarebbe forse auspicabile per una serie totalmente episodica, il cui caso non è quello di Star Trek: Discovery , dove viene utilizzata una formula ibrida e, come sappiamo, l’ibrido in natura è spesso sterile!
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