Il rumore del tuono è il titolo del sesto episodio di Star Trek: Discovery, stagione 2, appena rilasciato da Netflix. Vi do la mia opinione di vecchio trekker su questo nuovo capitolo della serie. PUO’ CONTENERE SPOILER.
Dopo la puntata abbastanza interlocutoria – e noiosa secondo me – della scorsa settimana, questo venerdì la U.S.S. Discovery si è rifatta viva col botto, a curvatura nove, regalandoci un episodio FANTASTICO, in autentico stile Star Trek.
Incentrato principalmente sul personaggio di Saru, alla scoperta del suo pianeta natale, Il rumore del tuono riesce a regalare ai fan nuovi e SOPRATTUTTO vecchi, un’ora ricchissima di contenuti di qualità, che hanno reso celebri le grandi serie degli novanta come The Next Generation e Deep Space 9.
Ricopiando fedelmente lo schema di molti, leggendari episodi di TNG, questa puntata ripropone il tema del conflitto tra due civiltà che abitano lo stesso pianeta, in questo caso i Kelpiani ed i Ba’ul. La sceneggiatura mostra in maniera appassionante e originale come i ruoli di vittima e carnefice, di preda e predatore, siano spesso molto più volubili ed intercambiabili di quanto si pensi.
La prova di Doug Jones nei panni di un Saru mai così aggressivo e determinato è fantastica, degna dei grandi del passato come Data, Picard, Sisko o Kira. Dopo una stagione e mezzo, tra qualche alto e molti bassi, il personaggio del primo ufficiale sta finalmente acquisendo la profondità che si ci aspetta da una serie Star Trek.
L’episodio è così ben scritto che tutto il cast rende al meglio, persino la protagonista Michael Burnham, sulla quale ho espresso i miei dubbi in centinaia di occasioni. Ancora una volta, il personaggio interpretato da Sonequa Martin-Green dà il meglio non nel ruolo di noiosissimo e petulante mattatore assoluto della serie, come nello scorso episodio, ma quando si limita a fare l’ufficiale scientifico della nave. A tal proposito mi piacerebbe, ma già so che non accadrà, che il protagonista diventasse il capitano Pike, interpretato da un Anson Mount che buca lo schermo ogni episodio di più.
Infine, ancora una volta, un plauso al comparto tecnico e agli effetti speciali, che stanno raggiungendo dei livelli spaziali. Il tutto, come si vede chiaramente in questo episodio, senza mai stravolgere quello stile Star Trek che gli appassionati come me non vogliono sia toccato. Se tutti gli episodi fossero come questi, sarei l’uomo più felice della terra. Ma purtroppo mi preparò ad un venerdì prossimo all’insegna del redivivo Dottor lagna Culber e dei piagnistei di Burnham.
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