Netflix ha appena reso disponibile l’ottavo episodio di Star Trek: Discovery. Il titolo, ripreso da un antico detto latino, è: Si vis pacem para bellum, con evidente riferimento alla ripresa delle ostilità tra Klingon e Federazione.
Nelle interviste delle precedenti settimane attori e sceneggiatori avevano cerchiato in rosso questa ottava puntata, segnalandola al pubblico come: “tra le migliori della serie”. Il focus dell’episodio è rappresentato dalla discesa di alcuni membri della Discovery su un pianeta ignoto ma con un ruolo tattico fondamentale per la guerra. Leggete tranquilli, questa non è una vera e propria recensione e NON CONTIENE ALCUNO SPOILER.
Il tema dello sbarco dei vari protagonisti di Star Trek su pianeti sconosciuti e della loro interazione con le specie aliene rappresenta uno dei grandissimi classici della saga. In particolare la Original Series e The Next Generation contengono decine di episodi, alcuni leggendari, che hanno come oggetto l’esplorazione diretta di nuovi mondi. Quindi vorrei dire che l’idea di mantenere questa tradizione decenni dopo è assolutamente condivisibile e personalmente molto apprezzata. A maggior ragione in una serie che, fino ad ora, ha relegato il tema dell’esplorazione ai margini della storia.
Purtroppo però, a differenza dei creatori di Star Trek: Discovery, io ritengo che questo episodio esplorativo sia molto lontano da capolavori assoluti come Who Watches the Watchers o Darmok. Anzitutto gli alieni creati per la puntata, una sorta di spiriti danzanti, sono piuttosto deludenti, visti e rivisti, incapaci di trasmettere alcuna emozione. Concordo con la scelta di non “umanizzare” eccessivamente le specie aliene, grande problema del passato, ma in questo caso esce fuori un ritratto anonimo, impersonale. Inoltre la performance del protagonista di questa settimana, il primo ufficiale Saru (Doug Jones), alle prese con l’interazione tra Federazione e pianeta sconosciuto, è piuttosto deludente e secondo me non meritevole degli elogi attribuiti nelle precedenti settimane dalle anticipazioni di colleghi attori di Discovery.
Paragonare questo episodio e la perfomance dell’attore di riferimento alla mostruosa interpretazione di Patrick Stewart in The inner Light è quasi da querela. In quel caso si raggiunsero livelli di recitazione e di scrittura trekkiana che realisticamente non vedremo mai più. Aggiungiamoci pure che il resto del team di esplorazione della puntata è composto dalla perennemente incazzata Michael Burnham insieme al bello ma poco espressivo tenente Ash Tyler, alle prese con una storia d’amore piuttosto fastidiosa e scontata. Così ne esce fuori complessivamente un passo indietro rispetto alle precedenti puntate della serie. Con le possibilità di budget e ambientazioni che si hanno oggi, dobbiamo chiedere MOLTO di più ai mondi alieni.
Fortunatamente però, a salvare questo episodio dalla mediocrità intervengono le altre storie a latere dell’esplorazione del pianeta. In particolare mi è piaciuta moltissimo la scena iniziale, che ritrae uno scontro tra le navi della Federazione e i vascelli occultati klingon. Paradossalmente nella sua brevità questo scontro è MOLTO più convincente e trekkiano della lunga e pomposa battaglia del sistema binario con cui ha esordito la serie. Sia la grafica che i dialoghi in plancia, con il mitico linguaggio tecnico, mi hanno ricordato le grandi battaglie del passato, migliorate dall’animazione computerizzata del 2017. Molto del merito va al capitano Lorca, la cui tamarragine estrema viene buona proprio in questi momenti concitati. Impietoso in questo senso il confronto con la disastrosa Philippa Georgiou, più simile ad un’assistente di volo che ad un capitano nella flotta stellare.
Molto bene anche la storia che ha come protagonisti la klingon L’Rell e l’ammiraglio Cornwell, prigioniera di guerra dalla scorso episodio. Entrambi questi personaggi femminili sono a mio giudizio molto ben riusciti ed i loro dialoghi sanno essere moderni e trekkiani allo stesso tempo. Ancora una volta, inoltre, tutta la parte della storia relativa ai klingon risulta essere forse la più profonda, riuscita e convincente dell’intera serie. Detto da un super conservatore come me fa veramente effetto, ma a mio giudizio questi nuovi klingon sono molto meglio di quelli del passato.
In ogni caso, oramai il dado è tratto, la guerra è alle porte. A lunedì prossimo e non dimenticate di alzare gli scudi!
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