Star Trek: Picard 2 – Recensione episodio 2 su Prime Video
Come ogni venerdì, Prime video ha trasmesso l’episodio 2 della seconda stagione di Star Trek: Picard, la serie che segue le avventure dell’anziano ma leggendario ammiraglio della flotta stellare, interpretato da Patrick Stewart. Ecco la recensione di un vecchio trekkie nostalgico.
ATTENZIONE: PUO’ CONTENERE SPOILER
Ci eravamo lasciati con l’ammiraglio Picard a bordo di una rinnovata Stargazer, la prima nave sotto il suo comando quando era un giovane capitano della Flotta Stellare, costretto a invocare il comando di autodistruzione dopo l’abbordaggio del vascello da parte dei Borg. Proprio quando tutto sembra perduto, Picard viene improvvisamente catapultato a casa sua, a La Barre e lì compare uno dei personaggi più amati dai fan di Star Trek: The Next Generation, il mitico Q, l’entità superiore interpretata da John De Lancie.
E proprio durante il loro dialogo iniziale, i due veterani della serie mostrano di non aver perso un colpo, anzi. E’ un momento di televisione eccezionale, capace di scaldare il cuore di tutti i milioni di appassionati che ricordano le leggendarie comparsate di Q sul ponte dell’Enterprise, pronto a fare la morale al capitano. Un dialogo sublime tra due attori anziani, ma che non hanno perso un colpo e che ancora rappresentano la migliore espressione del messaggio creato sessant’anni fa da Gene Roddenberry. Chapeau agli sceneggiatori per aver creato questo passaggio da un lato meravigliosamente nostalgico, dall’altro tremendamente efficace e non stucchevole.
Q trasporta Picard e tutti i protagonisti della serie in un universo parallelo simile, ma non uguale a quello esplorato in quasi tutte le serie del franchise, inclusi molti episodi del recente Star Trek: Disvovery. Al posto dell’Impero, c’è la confederazione (riferimento con casuale alla Guerra civile americana e allo scontro tra l’Unione e la Confederazione…), un’entità autoritaria che domina su tutto l’universo con il pugno di ferro e Picard, in questo mondo, non è un ammiraglio che ha esplorato tutta la galassia, ma un generale che ha conquistato intere razze e civiltà con crudeltà e spargimenti di sangue.
La chiave di volta per risolvere questa distorsione temporale che si è creata nel 2024 e che, da lì, ha alterato tutta la futura storia dell’Universo, è la famosa regina borg, che in questa realtà à stata schiavizzata come tutta la sua civiltà, soggiogata dagli umani. Nel tentativo di decifrare gli enigmi proposti dalla madre borg, si conclude la prima parte di un episodio che ricorda tantissimo i migliori viaggi nel tempo che caratterizzano molte avventure di Star Trek: The Next Generation, come il meraviglioso Time’s Arrow.
L’impressione dopo questi due primi, convincenti episodi, è che i produttori e sceneggiatori di Star Trek: Picard, stiano decisamente virando verso un approccio più autenticamente trekkiano, che strizza l’occhio molto di più ai vecchi appassionati, che ai potenziali nuovi fans, per i quali è stato invece pensato Star Trek: Discovery, con cui questa serie ha in comune solamente la prima parte del nome. E meno male, diciamo noi…
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