Diciassette secondi è titolo del terzo episodio della terza stagione di Star Trek: Picard, pubblicato come ogni venerdì su Prime Video. Alla regia, torna il Number One Jonathan Frakes e questo è il nostro commento.
Dopo le tante batoste prese in questi ultimi anni, con prodotti lontani dallo spirito del franchise quali Star Trek: Discovery (la quinta stagione sarà l’ultima) e, duole dirlo, anche le prime due stagioni proprio di Star Trek: Picard, è difficile che i vecchi trekkie riescano di nuovo ad emozionarsi per qualcosa che sia marchiato Star Trek.
Questo terzo episodio, dal titolo originale Seventeen seconds, ci è riuscito eccome e abbiamo ancora la pelle d’oca. Ma partiamo dall’inizio. Le scene d’esordio, ricominciando da dove si era finito lo scorso venerdì, si svolgono sul ponte della USS Titan, che sta cercando di sfuggire alle grinfie di quella poderosa e sconosciuta nave dagli armamenti formidabili. I momenti in plancia sono veramente belli e alternano in maniera magistrale l’azione ai dialoghi tra gli storici membri dell’Enterprise di Star Trek: The Next Generation.
Sia gli scambi di battute tra Picard (Patrick Stewart) e Riker che quelli tra l’ex capitano dell’Enterprise e la sua vecchia fiamma Beverly Crusher (Gates McFadden) hanno come tema la paternità e riescono nell’impresa di far sembrare credibili degli ottantenni che parlano di figli come se li avessero avuti poche settimane fa e di vecchie notti di passione come se non fossero accadute cinquant’anni prima. E’ merito certamente della qualità eccelsa degli interpreti che, però, non sarebbe sufficiente senza una scrittura e una regia che sono salite nettamente di livello rispetto alle precedenti stagioni.
Lo si vede anche nei fantastici dialoghi tra Riker e Picard a ruoli invertiti rispetto al passato, con l’ex Numero Uno al comando della nave Jean Luc come comandante in seconda. Il contrasto tra l’inclinazione più conservativa di Riker e quella più aggressiva di Picard emerge in un paio di scene memorabili che sono veramente poesia per chi ricorda alcuni episodi storici di Star Trek: The Next Generation. Un plauso agli scrittori (ma sospettiamo che anche i due attori abbiamo messo il loro zampino sulla sceneggiatura questa volta…) per aver regalato ai vecchi appassionati questa lacrima di gioia.
Appassionati che, immaginiamo, saranno saltati sulla sedia una volta confermata la tanto sperata ipotesi: Il Dominio, da molti ritenuto tra i migliori “cattivi” nella storia di Star Trek, è tornato e già è riuscito nell’impresa titanica di rendere quasi sopportabile una scena che abbia come principale protagonista Raffi (Michelle Hurd), sulla quale ci siamo espressi oramai troppe volte e ripeterci è superfluo (il nostro commento all’episodio 2).
L’idea di scongelare questi storici “Villains“ da un’altra serie capolavoro come Star Trek: Deep Space Nine è riuscitissima e ancora più azzeccato è l’inserimento di Worf (Michael Dorn) come agente segreto della Federazione che cerca di sventare gli attacchi terroristici del Dominio. Questo personaggio calza a pennello con il ruolo e riesce quindi a eliminare l’impressione che, in qualità di “character” storico, sia stato messo lì solo in quanto “doveva esserci”.
L’episodio è bello dal primo all’ultimo minuto e si conclude con un “cliff hanger” riuscitissimo e non artificiale, ma estremamente naturale e armonizzato con il resto della trama. Sperando che la stagione continui su questa strada, siamo già grati per aver vissuto, dopo tanto tempo, una serata Star Trek che ci ha rimesso in armonia con il mondo, così’ come succedeva trent’anni fa.
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