La prima stagione di Star Trek: Picard è alla volata finale. L’ottavo episodio, intitolato in italiano “A Pezzi” è appena stato pubblicato in esclusiva su Amazon Prime Video. Ecco il commento senza filtri di un trekkie della prima ora.
Ci eravamo lasciati con la commovente rimpatriata tra Picard e il comandante Riker, un momento di nostalgia positiva che, in questo episodio, lascia il passo all’avanzamento deciso della trama principale e delle storie dei singoli personaggi.
Non è stato un grande episodio, diciamolo subito. Molto lento, a tratti contorto e, soprattutto, focalizzato su aspetti e su personaggi che fino ad ora non sono risultati così interessanti. La puntata scorre veramente e poco e più di due terzi dell’episodio sono dedicati a questa grande cospirazione contro i sintetici che inizia a ricordarmi sinistramente la triste storia dell’Angelo e della tuta bionica di Star Trek: Discovery. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
Con il passare degli episodi si ha l’impressione che gli sceneggiatori si stiano infognando sempre di più in una trama a vicolo cieco tra i buoni (quelli che vogliono salvare i sintetici) e i cattivi (quelli che li voglio distruggere). Come ho scritto già la scorsa settimana, questa dicotomia inizia a diventare un po’ troppo schematica ed eccessivamente pesante. Tutte le energie vitali, i personaggi, i luoghi e i mondi Star Trek sono sempre più risucchiati da questa sorta di polemica politica proiettata nello spazio.
E a proposito di risucchiati, la scelta degli sceneggiatori inizia a pesare sempre di più su Jean Luc Picard che, nonostante l’immensa bravura di Patrick Stewart, comincia a sembrare sempre di più un vecchio rincoglionito in balia degli eventi. Prima il copione fa pronunciare al capitano parole di continua condanna nei confronti dei Borg e poi, subito dopo, lo vede elogiare in ogni modo un’apertura a 360 gradi verso il mondo sintetico. Qualcosa non quadra.
In questo episodio l’energia vitale che contraddistingue Picard è sembrata quindi del tutto risucchiata dalle noiose storie degli altri personaggi e da una trama piuttosto opprimente, che lascia poco spazio ad elementi fondamentali del mondo Star Trek. Ad esempio inizia a pesare sempre di più la totale mancanza di una vera nave, un vero equipaggio, le uniformi, tutto quello amiamo insomma. Ci sono solo 4 disperati su una nave cargo. Può andare bene per uno, due, tre episodi, poi basta.
L’episodio, così come la serie del resto, non è affatto tutto da buttare. Grandiosa, seppur breve, la scena in una strepitosa 7 di 9 (Jeri Ryan) si riconnette alla collettività Borg per riattivare il cubo e cacciare gli invasori romulani. Abbiamo bisogno più di queste cose, che di quelle ninna nanne tra Rios, la dottoressa Jurati e Raffi. Speriamo che gli sceneggiatori se ne rendano conto.
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