Tales from the Loop, recensione della serie Prime Video
Su Amazon Prime Video è stata rilasciata la nuova serie fantascientifica Tales from the Loop. Questa la nostra recensione.
Liberamente ispirata ai dipinti surreali e futuristici di Simon Stålenhag – visionario artista svedese – la serie narra le vicende che vengono vissute dagli abitanti di una piccola cittadina costruita intorno al Loop, curiosa e fantascientifica installazione sotterranea che dà lavoro alla quasi totalità della popolazione locale. Direttore del centro è Russ (Jonathan Pryce).
Alcuni l’hanno definita la risposta di Amazon a Stranger Things, ma questa serie rappresenta ben altro. A nostro avviso, in comune con la fortunata produzione Netflix ha solo un leggero richiamo agli anni ’80. Tales from the Loop ha una propria identità ed è un visionario e quantomai inquietante spaccato narrativo di carattere fantascientifico, che ben poco regala a momenti leggeri e divertenti.
Otto sono gli episodi che compongono questa prima stagione. Ogni episodio è incentrato sulle vicende di un singolo protagonista, e fa conoscere il Loop da più prospettive. Gli episodi fra di loro sono legati da un lieve filo conduttore, ciononostante le storie narrate risultano narrativamente complete, esse nascono e finiscono nell’arco di poco più di 50 minuti. Solo l’ottavo, ed ultimo, fa da episodio conclusivo riprendendo, in parte, alcune di queste storie.
Tanti i registi chiamati dalla produzione a sedersi dietro la macchina da presa, fra questi ci piace ricordarne due in particolare. Il primo è Andrew Stanton, che ha diretto l’episodio “Echo Sphere” ed è noto al grande pubblico per aver diretto Wall-E e Alla Ricerca di Nemo. L’altra film-director di cui vogliamo parlarvi è Jodie Foster a cui è affidato l’episodio conclusivo “Home”.
La Foster ha il compito di raccogliere tutti i frammenti sparsi nel corso delle sette puntate precedenti, e di condurli verso il finale di stagione. La regista realizza, in questo senso, un episodio interessante e struggente, pur restando fedele a quella narrazione lenta e malinconica vista fino a quel momento in Tales from the Loop.
La serie, come detto poc’anzi, ha un ritmo cadenzato ma poco avvincente, nonostante porti sullo schermo una fantascienza di un certo livello. Ampio lo spazio dedicato ai paesaggi naturalistici che si fondono con la tecnologia robotica raccontata dall’arte di Simon Stålenhag, in alcune inquadrature sembra scorgere anche un certo omaggio ai quadri di Edward Hopper. In generale un lavoro eccelso dal punto di vista della fotografia, e del modo in cui l’universo raccontato nell’omonimo gioco di ruolo viene rappresentato a livello visivo. Struggente e malinconica la colonna sonora affidata a Philip Glass (The Truman Show) e Paul Leonard-Morgan (Limitless).
Passando al cast che si alterna nel corso degli episodi. Rebecca Hall (Vicky Cristina Barcelona), Tyler Barnhardt (Tredici), Paul Schneider (Parks and Recreation) ed il già citato Jonathan Pryce arricchiscono un cast ben funzionante, contribuendo a dare vita a personaggi credibili, nonostante l’irrealtà del mondo in cui vivono.
Salvo ripensamenti dell’ultimo momento, ed in linea con quanto visto finora, la serie dovrebbe essere rinnovata per una seconda stagione.
Comprendiamo che, in questo periodo di quarantena obbligata, il pubblico cerchi serie tv avvincenti e coinvolgenti, ma vi consigliamo comunque di dare credito a Tales from the Loop, ed al lavoro fatto dallo showrunner Nathaniel Halpern.
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