Tenet è il nuovo film scritto e diretto da Christopher Nolan con protagonisti John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki e Kenneth Branagh. Questa è la recensione.
Un agente della CIA, dopo un’operazione russa sotto copertura durante un attentato terroristico al teatro dell’opera di Kiev, viene reclutato da un’organizzazione misteriosa chiamata Tenet che lo invia in un laboratorio dove una scienziata sta studiando dei proiettili la cui entropia è stata invertita, facendo così in modo che possano muoversi indietro nel tempo mediante una tecnologia sviluppata nel futuro.
Grazie all’aiuto di Neil, agente segreto e fisico, l’agente dovrà entrare in contatto con Andrei Sator, un oligarca russo in grado di comunicare col futuro con l’intenzione di provocare la fine del mondo. Per farlo, l’uomo si avvicina a Kat, moglie infelice del russo ricattata da quest’ultimo tramite un dipinto falso che lei gli aveva venduto per tenerlo lontano dal figlio.
Sarà solo l’inizio di una missione che si svolgerà avanti e indietro nel tempo.
Sator Arepo Tenet Opera Rotas. Da queste parole dell’enigmatico Quadrato Magico di matrice latina, Nolan sviluppa il suo Tenet che non poteva che essere altrettanto criptico, complesso e di difficile comprensione.
Vero è che, proprio all’inizio, attraverso le parole della scienziata, Nolan dà allo spettatore la chiave per entrare in Tenet nel modo giusto: “Non cercare di capirlo, sentilo”. Ed è questo il modo migliore per godersi un’avventura che riprende le atmosfere di James Bond per calarle in quelle di una Guerra Fredda quantica con il flusso del tempo invertito.
Certo, mai come in questo caso (quasi più di Dunkirk, in cui per raccontare una storia lineare Nolan l’articolava in tre spazi e in tre tempi distinti) il soggetto appare alquanto pretenzioso – il Quadrato di cui sopra viene fatto cadere praticamente subito – ma tutto serve al regista per colpire lo spettatore sia visivamente (magistrale la scena dello schianto del Boing – autentico – ma anche l’ultimo atto) sia dal punto di vista sonoro, con la musica che in certi punti sovrasta i dialoghi.
Questo perché il mondo in cui si muovono i personaggi è un mondo dove le coordinate temporali e quelle geografiche – si passa da Kiev a Oslo, passando per il Vietnam e per la Siberia – sono annullate, dove non esiste più nessun appiglio mentre il Protagonista (di cui non viene mai svelato il nome) cerca di aggrapparsi alla propria morale per salvare Kat dalle grinfie del cattivo e salvare il mondo che sembra che stia per collassare su se stesso, soprattutto nel sentir parlare di “lockdown” e nel vedere i personaggi con la maschera dell’ossigeno addosso.
Ci si perde, ovviamente, e per capire tutti i passaggi occorrerebbe avere un master in fisica come il personaggio interpretato da Pattinson, ma si resta comunque impressionati dal coraggio e dalla bravura di Nolan nell’architettare universi così stratificati a cui si imputa solo una certa mancanza di coesione e la capacità di tenere alto il ritmo per tutti i 150 minuti di durata di Tenet.
Non diciamo nulla di più per non svelare troppo di un film che a una prima visione può frastornare, se non addirittura infastidire, ma che sicuramente resta, e resterà, unico. E se il cinema deve in qualche modo ripartire è giusto che lo faccia da qui.
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