Abbiamo visto The Adam Project, lo sci-fi diretto da Shawn Levy, disponibile su Netflix a partire dall’11 marzo, questa la recensione.
The Adam Project, scritto da Jonathan Tropper su una precedente sceneggiatura di Mark Levin, Jennifer Flackett e TS Nowlin, è stato diretto da Shawn Levy e co-prodotto da 21 Laps, Skydance e Maximum Effort. Nel cast, oltre a Ryan Reynolds nei panni di Adam e Zoe Saldana in quelli della moglie Laura, trovano spazio Jennifer Garner, Mark Ruffalo, Catherine Keener e Walker Scobel nei panni del piccolo Adam.
IL FILM
La trama segue le vicende di Adam che, a bordo di un jet temporale, dal 2050 torna indietro nel tempo alla ricerca di Laura sua moglie. Purtroppo, a causa di un errore nell’impostazione delle coordinate temporali, dovuto alla fretta perché inseguito, invece di giungere nel 2018, anno in cui pensa di ritrovare Laura, piomba nell’anno 2024 dove ha modo di conoscere se stesso all’età di 13 anni.
REGIA E SCENEGGIATURA
The Adam Project parte subito a “velocità curvatura”, nel senso che il personaggio di Ryan Reynolds, inseguito da misteriosi nemici (conosceremo la loro identità successivamente), crea immediatamente un wormhole per sfuggire dai suoi inseguitori e giungere nel passato. La regia di Shawn Levy è assolutamente frizzante e veloce, così come il ritmo che viene mantenuto sempre a livelli medio alti.
Momenti scanzonati, scene action e parentesi tenere vengono sapientemente dosate in un veloce alternarsi. Il tutto in un ambito che può essere definito come un buon mashup di diversi film di genere, tra i quali “ET” di Spielberg per certe atmosfere e, maggiormente, “Ritorno al Futuro” di Zemeckis. C’è però una differenza sostanziale tra il viaggio nel tempo di “Adam” e quello di “Marty Mcfly“, quest’ultimo infatti ha ricordi nitidi di ogni salto temporale, a differenza dei nostri protagonisti che, una volta tornati nella timeline di appartenenza, perdono ogni consapevoleza del viaggio fatto.
La narrazione è fluida e scorre che è una bellezza senza intoppi. L’escamotage del viaggio nel tempo viene usata anche per esternare i sentimenti di un figlio nei confronti di un padre forse troppo assente per diversi e tragici motivi. Un’assenza che crea lacerazioni interiori e contrastanti reazioni che possono essere risolte grazie al confronto tra il nostro essere adulto e il proprio alter ego bambino che, comunque, alberga sempre nel profondo del nostro io.
ASPETTO TECNICO
Buona la fotografia e le ambientazioni esterne, il CGI viene usato discretamente, la colonna sonora, poi, è assolutamente azzeccata, nella quale troviamo anche brani vintage di Hard, Progressive e Classic Rok, tra i quali vogliamo segnalare Let My Love Open The Door di Pete Townshend, Let It Be di Matt Berninger, ma soprattutto l’adrenalinica Good Times Bad Times dei Led Zeppelin usata in una divertente scena action e la fantastica Foreplay/Long Time dei Boston, brano che incornicia il caos finale.
CAST E RECITAZIONE
I personaggi principali sono assolutamente ben rappresentanti, anche se Ryan Reynolds viene anche qui utilizzato, come del resto spesso accade, nel suo abituale cliché di sbruffone, scanzonato e perennemente ironico. Assolutamente fantastico è il piccolo Adam il cui volto è quello di Walker Scobel.
IN CONCLUSIONE
The Adam Project è un film veloce e assolutamene divertente, ma che in alcuni casi ti entra nel cuore con momenti gradevolmente teneri. Assolutamente consigliato.
The Adam Project
Regista: Shawn Levy
Data di creazione: 2022-03-12 21:28
3.5
Scopri di più da UNIVERSAL MOVIES
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.