The Alienist – Angel of Darkness: Recensione della seconda stagione

The Alienist, l’inquietante serie targata Netflix, è tornata con la seconda stagione denominata Angel of Darkness. Questa la recensione.

È passato qualche anno, e Sara (Dakota Fanning) ha aperto una propria agenzia investigativa tutta al femminile. Insieme a Laszlo Kreizler (Daniel Brühl) e John Moore (Luke Evans) si trova ad indagare sul misterioso rapimento della figlia neonata del console spagnolo.

Con Angel of Darkness gli episodi di The Alienist passano da dieci ad otto. Parallelamente c’è un sistematico avvicendamento sia per la regia che per la sceneggiatura. I due filmmaker impegnati in cabina di regia sono David Caffrey e Clare Kilner. Entrambi i registi hanno alle spalle molte esperienze nella direzione di serie TV, e questo fà si che la loro collaborazione tracci una certa continuità visiva nonostante la costante alternanza in cabina di comando.

La qualità complessiva della narrazione continua ad essere sopra la media, e questo nonostante si denoti una certa insofferenza di ritmo rispetto alla stagione precedente. Gli eventi proposti tengono comunque alto il livello di tensione, lasciando il più delle volte lo spettatore con un palmo di naso. In generale le atmosfere restano suggestive, e lo spaccato di New York che ne traspare è intrigante ed accattivante.

In questa stagione di The Alienist si nota un maggior affiatamento nel cast principale, con una promozione a protagonista per Dakota Fanning: la sua Sara mostra gli artigli, e riesce a far sua la scena in più occasioni. Buona come sempre la prova di Ted Levine, l’attore si muove bene nei panni del commissario, un ruolo a lui congeniale fin dai tempi di Monk, anche se qui il suo personaggio ha tinte più forti ed una morale meno gradevole. Di buon impatto, inoltre, il personaggio di Libby, interpretato dalla debuttante Rosy McEwen. Brava!

Il network americano TNT non ha ancora deciso se dare vita ad una terza stagione di The Alienist. L’autore dei romanzi su cui è basata la serie, Caleb Carr, ha scritto anche un terzo libro. Quest’ultimo ha un approccio diverso rispetto a ciò che abbiamo visto finora su Netflix, nulla toglie però che sarebbe comunque adatto ad una trasposizione televisiva.

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