The Gray Man: recensione dell’action movie dei fratelli Russo
Abbiamo visto The Gray Man, il nuovo action movie dei fratelli Russo, disponibile su Netflix a partire dal 22 luglio scorso. Questa la recensione.
The Gray Man è stato diretto in tandem da Joe e Anthony Russo, su una sceneggiatura curata dallo stesso Joe in collaborazione con Christopher Markus e Stephen McFeely. Nel cast principale Ryan Gosling, Chris Evans e Ana de Armas, inoltre spazio per Billy Bob Thornton, Alfre Woodard e Regé-Jean Page.
La trama di The Gray Man segue le vicende di Court Gentry (Ryan Gosling), un agente segreto della CIA, conosciuto anche come Sierra Six, addestrato per missioni diciamo “non troppo ufficiali”. Court, dopo aver scoperto casualmente segreti scottanti dell’Agenzia, suo malgrado diventa il bersaglio di diversi killer sparsi per il Mondo e in particolare di un sociopatico di nome Lloyd Hansen (Chris Evans).
REGIA E SCENEGGIATURA
Cominciamo con il dire che The Gray Man è un film “caciarone”, “roboante”, “schizzato” e “abbagliante”, e soprattutto non è certo stato realizzato con lo scopo di creare suspense. I Fratelli Russo hanno realizzato la pellicola con l’intenzione di tirare dentro lo spettatore in uno spettacolo fantasmagorico e adrenalinico, fatto di luci, colori, fuochi d’artificio ed esplosioni varie, in pratica il primo capitolo di una saga videoludica sparatutto. La regia non può essere definita di “maniera”, ma assolutamente frizzante, e scoppiettante in tutti i sensi.
Certamente la produzione non ha voluto puntare su un qualcosa di originale. Partendo dal materiale di base (la catena di romanzi di Mark Greaney), gli sceneggiatori nella costruzione di The Gray Man hanno volutamente inserito numerosi riferimenti a produzioni di genere, con il risultato di una costante sensazione di “già visto”. Ecco quindi trovarsi in situazioni vissute in pellicole in cui vediamo “John Wick“ in azione, oppure in quelle del franchise “Bourne“. C’è dentro anche un po’ di “Suicide Squad” e qualcosa del “Leon” di Luc Besson.
CAST e SCENOGRAFIA
Il cast non è certo formato da pivellini e gli attori messi in gioco si muovono molto bene in questo contesto. Fa strano vedere Chris Evans, il mitico “Capitan America”, vestire i panni del losco sociopatico Lloyd Hansen, ma qui funziona bene, come azzeccati appaiono i ruoli di Ryan Gosling e di Ana de Amas, l’affascinante attrice di origini cubane che torna al fianco di Ryan dopo aver condiviso il set con l’attore in Blade Runner 2049.
Divertenti, anche se caotici, sono i continui salti nelle diverse città del Mondo. Sbalorditive sono le ambientazioni esterne e tantissimi sono i luoghi toccati dalla troupe: Long Beach in California, Praga e altre città della Repubblica Ceca come Baku, Milovice e Ústí nad Labem. Inoltre in Francia, nel Castello di Chantilly, nell’Azerbaigian, in Croazia, in Thailandia e in Austria.
IN CONCLUSIONE
The Gray Man non è un film perfetto e neanche originale, inoltre le tante scene action in molti casi rasentano l’inverosimile e i troppi orpelli, quali esplosioni e trovate varie, possono essere di peso nella visione. Ciononostante la visione risulta divertente, scorrevole e godibile.
Il nostro consiglio, pertanto, è lo stesso che abbiamo dato per Red Notice, ovvero quello di non prenderlo sul serio e sedersi per godersi il viaggio, come del resto era sin dal principio nei piani di Joe e Anthony Russo.
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