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The Happy Prince: L’ultimo Ritratto di Oscar Wilde – La nostra intervista a Rupert Everett

Durante la presentazione italiana di The Happy Prince – L’Ultimo Ritratto di Oscar Wilde abbiamo avuto modo di incontrare ed intervistare il regista, sceneggiatore ed interprete principale del film, Rupert Everett.

Il film è incentrato sulla figura di Oscar Wilde. Con Everett nel ruolo da protagonista anche Colin Firth e Emily Watson.

Ricordiamo ai nostri lettori che abbiamo firmato la nostra recensione, sarà leggibile seguendo questo indirizzo.


Lei ha attraversato un viaggio lungo per arrivare a realizzare questo film riguardante Oscar Wilde. Ci può raccontare qualcosa in merito?

Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura dieci anni fa ed ho impiegato questo tempo anche per trovare i fondi per la realizzazione e devo ammettere che in questo periodo non è facile produrre un film di questo genere.

Ci sono riferimenti espliciti al teatro? Molte scene sembrano ambientate in teatro, inoltre pare ci siano riferimenti pittorici, sopratutto le scene in spiaggia e nei bar.

Il film era ambientato a Parigi ma avendo dovuto realizzare le riprese in Germania e in Belgio sono dovuto ricorrere all’aiuto della fotografia. Toulouse Lautrec assieme ad altri pittori dell’epoca che ritrassero Parigi mi ha ispirato. Nel mio film ci sonomolti sipari che si aprono anche perché Wilde era un personaggio fortemente teatrale quindi questo non poteva mancare.

Crede abbiano fatto pagare a Wilde il fatto che fosse irlandese?

Certamente il fatto che lui non fosse inglese è stato visto con sospetto dalla società inglese del periodo. Nel momento in cui incontra Alfred Douglas è stata per lui una cosa fantastica, il massimo che potesse aspettarsi per guardare la società inglese con un occhio meno straniero. Poi invece si è tirato addosso da solo la tragedia dello scandalo perché è stato lui a portare in tribunale Lord Queenssbury e non viceversa. Se lui non avesse portato in tribunale il padre di Alfred forse l’establishment britannico l’avrebbe accettato. Ciò è successo perché essendo una grandissima star del tempo, era arrivato a pensare che il mondo girasse attorno a sè e non aveva più la percezione della realtà. Inoltre gli inglesi che già non lo amavano stavano aspettando l’occasione per colpirlo e con questo scandalo ne aprofittarono per affondarlo completamente.

Dal punto di vista della fotografia questa scelta di avere molte immagini dal basso e con tagli particolari ha un motivo preciso?

Volevo che ci fosse un qualche cosa che fosse estremamente progettato, controbilanciato da una camera a spalla, più naturalistica. A me piacciono molto i film dei fratelli Dardenne che fanno sì che il personaggio guardi nella macchina da presa stabilendo con essa un rapporto. Infatti la maggior parte delle volte si vede il personaggio di schienae ciò lo trovo molto realistico.

Quali sono state le fonti per scrivere la sceneggiatura del film?

Ho letto quasi tutti i libri di Oscar Wilde, sia quelli scritti da lui che le biografie, ma sopratutto le sue lettere; ce ne sono moltissime dalle quali si riesce quasi a capire cosa stava facendo ogni giorno dato che erano molto dettagliate.

Perché ha scelto di raccontare la seconda parte della vita?

La seconda parte della sua vita è la più romantica: trovo fantastica l’immagine di un vagabondo con alle spalle un passato di grandezza che soffre di ostracismo da parte della società e viene trasformato in relitto mentre vaga per Parigi chiedendo gli spicci per comprarsi il bere; inoltre amo molto l’ ultimo decennio del diciannovesimo secolo.

Ci può dire qualcosa di più della figura riabilitata di Robbie Ross?

Per me è il personaggio più importante del film: Wilde credeva di essere innamorato di Douglas ma in realtà era innamorato di Ross e fra l’altro Ross era in un certo senso l’incarnazione di quello che l’amore dovrebbe veramente essere, con una cura e un’attenzione senza condizioni: Wilde era però troppo perso in se stesso per potersene accorgere. Ross gli ha fatto resuscitare la carriera ed essendo sepolto con lui lo considero personalmente il suo vero amore.

La parte religiosa di Wilde è frutto di reminiscenze personali oppure c’è stato un consulente che ha curato questa parte?

Wilde nel corso della sua vita ha flirtato con la Chiesa cattolica con la quale aveva un’ immagine di Cristo molto personale. In realtà nessuno sa perché non sia scappato dopo lo scandalo; avrebbe potuto farlo invece di finire in prigione. Secondo me andare in prigione era per lui una opportunità come Cristo perché avrebbe potuto in un certo senso rinascere. Leggendo il De Profundis è sorprendente conoscere questa sua singolare parte spirituale.

Ha pensato da subito a se stesso come protagonista oppure ha pensato anche ad altri attori come protagonista per questo film?

Ho scritto questo film dall’inizio con l’idea di impersonarne il ruolo.

Lei dopo appena essere stato un Oscar Wilde nel periodo della dissoluzione si calerà presto nei panni di un monaco di nome Bernardo Gui per una serie tv tratta dal libro “Nel Nome della Rosa”. Come si sente a tal proposito?

E’ per me una grande opportunità recitare in due ruoli così lontani e distinti.


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