The Silence, la recensione dell’horror targato Netflix
Abbiamo visto The Silence, l’horror diretto da John R. Leonetti, distribuito da Netflix. Questa è la nostra recensione.
Diretto da John R. Leonetti, noto perlopiù per essere il regista dell’horror “Annabelle” e per aver collaborato spesso con James Wan, “The Silence” è un fanta-horror che racconta il tentativo, da parte di una famiglia americana, di sopravvivere ad un’apocalisse provocata dall’invasione di creature volatili provenienti dalle viscere della terra e liberate dalla caverna dove risiedevano da alcuni speleologi. Nota particolare: le creature sono attratte dai rumori e non sono in grado di individuare le loro prede se non tramite questi.
La Recensione
Il film è tratto dall’omonimo romanzo horror di Tim Lebbon e si inserisce in quello che potrebbe essere individuato come un nuovo micro-filone del cinema orrorifico, quello legato ad ambientazioni post-apocalittiche le cui mostruosità hanno un legame con i sensi umani. Se a questo micro-filone possiamo ricondurre titoli come “Bird Box” e “A quiet place”, è con quest’ultimo che “The Silence” condivide il maggior numero di elementi. Le premesse dei due film sono molto simili, non solo per quanto riguarda la presenza di mostri attratti dai rumori, ma anche per talune trovate narrative. Nonostante il film di Leonetti cerchi di discostarsi da quello di Krasinski tramite alcuni sviluppi della trama, non riesce a trovare una propria identità filmica e risulta piuttosto un’accozzaglia non solo di eventi che si susseguono uno dopo l’altro dando l’impressione di cercare faticosamente di arrivare a 90 minuti di pellicola, ma anche e soprattutto di cliché del genere.
Non basta un cast composto da attori del calibro di Stanley Tucci, Miranda Otto e dalla giovane Kiernan Shipka, ormai famosa in tutto il mondo per vestire i panni di Sabrina Spellman nella serie Netflix “Le terrificanti avventure di Sabrina”, per aggiustare il tiro; anche le performance degli interpreti infatti risentono notevolmente di una scrittura piatta e scontata sia negli sviluppi narrativi che nell’approfondimento psicologico dei personaggi.
L’unico elemento che avrebbe potuto rappresentare uno spunto d’interesse è dato dal mostrare le fasi iniziali dell’avvento della calamità, fattore non affatto comune alle opere dello stesso genere, ma anche qui il tutto si risolve in maniera estremamente frettolosa e sbrigativa.
Trascurabile.
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