Tredici, la recensione della terza stagione della serie tv Netflix
La serie tv Tredici (Thirteen Reasons Why) targata Netflix è giunta alla sua terza stagione, e questa è la nostra recensione.
La parabola di Hanna Baker è giunta alla fine, e la seconda stagione ci aveva lasciati con il fiato sospeso davanti al folle gesto di un altro studente del liceo della città di Evergreen. Tutto è stato messo a tacere ma dopo alcuni mesi la tranquilla cittadina viene turbata da un altro grave incidente, che metterà a dura prova la fedeltà dei protagonisti della storia.
RECENSIONE
Tredici è stata creata da Brian Yorkey. Così come accaduto per le precedenti stagioni, lo showrunner continua qui il suo impegno sociale, dimostrando come sia possibile utilizzare il mondo della fiction televisiva per parlare, ed affrontare efficacemente temi molto delicati e attuali che coinvolgono le nuove generazioni. A tal proposito, ricordiamo che, oltre agli episodi delle singole stagioni, Netflix offre anche momenti di analisi e interviste ai protagonisti, oltre che un sito web dedicato.
Analizzando nel dettaglio questa terza stagione, appare evidente il cambio di rotta che lo showrunner ha voluto imprimere dal punto di vista narrativo, nel farlo infatti ha chiuso definitivamente con il racconto della giovane Hannah, punto di partenza della serie televisiva. Il suo nome viene citato sporadicamente, come un ricordo lontano, anche se spesso ancora carico di molti significati.
La voce narrante è cambiata, stavolta appartiene ad una giovane donna il cui ruolo è quello di accompagnare lo spettatore nel racconto, forse troppo intricato, messo in scena da tutti i personaggi. I nuovi episodi, difatti, non presentano un solo protagonista, ora tutti hanno un ruolo principale, ed i loro segreti diventeranno quelli degli spettatori. L’evento principale del racconto dà vita a numerosi flashback, ed a cambi di luci e atmosfere che ne spiegano il prima e il dopo, creando talvolta confusione e sbalzi temporali che non sempre si riescono a seguire con semplicità.
I protagonisti, pedine della storia di Hannah Baker, vengono da una caratterizzazione molto precisa, ciononostante nei nuovi episodi assumono ruoli quasi da giovani investigatori che proprio non si addicono a dei normali liceali: a tal proposito viene ben presto alla mente quel vago ricordo del quartetto di Riverdale, la serie tv che abbiamo già valutato negativamente per l’assurdità dei contenuti proposti.
A nostro avviso, dopo aver visto i 13 episodi della nuova stagione, possiamo dire che apprezziamo nuovamente la motivazione che sta alla base della serie tv, l’interpretazione dei giovani attori, ed in generale le scelte narrative. Dovendo però attribuire un aggettivo per definire questa terza stagione, sceglieremmo senza ombra di dubbio la parola “troppo”. Speriamo quindi in un nuovo e diverso cambio di rotta per la quarta – e forse ultima stagione – che possa tenere Tredici ben ancorata nella realtà quotidiana.
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