Vi proponiamo la recensione della prima stagione di Tribes of Europa, la serie realizzata dagli stessi produttori di Dark, distribuita da Netflix.
Nel 2029 un misterioso evento scatenerà un blackout mondiale, causando il collasso della civiltà. Ricordato come dicembre nero, darà origine a tensioni e guerre intestine, sconvolgendo i continenti. L’Europa unita muore e si torna ad un feudalesimo medievale in cui tante tribù si suddividono il territorio scontrandosi in un continuo desiderio di supremazia. Fra queste, i più sanguinari sono i corvi: una tribù guerriera con un codice d’onore estremo e malato.
Questo distopico futuro, va via via consolidandosi fino ad arrivare al 2074, anno in cui si svolgono gli eventi narrati in Tribes of Europa: Liv (Henriette Confurius) ed i suoi fratelli Kiano (Emilio Sakraya) e Elja (David Ali Rashed), appartenenti alla bucolica tribù Origini, assistono allo schianto di una misteriosa navicella. I Corvi ed altre tribù si mettono alla ricerca dello strano mezzo e del suo pilota per poter entrare in possesso di un misterioso e leggendario Cubo. Chi lo troverà per primo e quale sarà la sorte dei tre fratelli?
Tribes of Europa crea un universo narrativo interessante ma troppo caotico e, in alcuni casi, troppo sopra le righe. Personaggi stereotipati ed esagerati, nel loro proporsi al di fuori degli schemi, rendono paradossali e poco convincenti la maggior parte delle scene e degli episodi. Tante le idee inserite solo per far numero, si va dalla riscoperta della natura, al mito di Atlantide senza, apparentemente, contestualizzare nulla nella giusta misura. Da un punto di vista prettamente registico, il lavoro svolto da Florian Baxmeyer è incerto e discontinuo, con momenti interessanti alternati ad altri meno riusciti.
È interessante la scelta di portare avanti tre filoni narrativi che seguono i percorsi dei tre fratelli Origini. La speranza è che nel futuro di Tribes of Europa ci possa essere una revisione della produzione, magari con una sceneggiatura più fluida. Se in Dark si è notata una certa lentezza in alcuni momenti, in Tribes of Europa c’è il problema opposto con troppi accadimenti in così pochi episodi che non danno modo allo spettatore di metabolizzare gli eventi e le dinamiche.
Molti dei personaggi sembrano scimmiottare i villain di Mad Max, ma nel farlo non riescono ad essere mai incisivi e non per l’inadeguatezza degli attori bensì per la costruzione dei ruoli operata dagli sceneggiatori. Bene la prova di alcuni attori, Oliver Masucci su tutti. L’attore, di origine italiana, regala un Moses stralunato, attaccato al denaro ed al contempo generoso verso il giovane Elja. Bene anche Ana Ularu (Grieta): l’attrice rumena, dopo aver caratterizzato Eva Stellenbosch in Alex Rider, riesce a regalare un’altra buona prova anche in Tribes of Europa fornendo la giusta grinta mista a pazzia della guerriera dei corvi.
Piacevole la colonna sonora curata da Clinton Shorter, lo stesso compositore di The Expanse. Qui Shorter alterna un tema di sottofondo con successi più o meno noti della musica europea. La fotografia accompagna lo spettatore nei paesaggi della Svizzera Sassone, zona naturalistica fra la Sassonia e la Repubblica Ceca, con paesaggi mozzafiato ben rappresentati. Male, infine, il CGI, poco integrato e mal inserito nelle riprese.
Tribes of Europa
Data di creazione: 2021-02-25 20:22
2.5
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