7 giorni, una settimana, per imparare a conoscere gli altri e, sopratutto se stessi: questo è alla base di Tutto Chiede Salvezza, serie in 7 episodi liberamente tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, prodotta da Picomedia per Netflix.
Per la prima volta una produzione italiana riesce a trattare tematiche importanti come la salute mentale con garbo e sincerità, senza pietismo.
Tutto chiede salvezza è diretta da Francesco Bruni (Cosa sarà, Scialla!), che ha scritto la serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro e Francesco Cenni. Tra gli interpreti della serie troviamo Federico Cesari (Daniele), Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina), Fotinì Peluso (Nina), Ricky Memphis (Pino) e Bianca Nappi (Rossana).
Tutto chiede salvezza: trama
Finire per sette giorni sotto regime di TSO vuol dire essere pazzi? È quello che si chiede Daniele, un ventenne con un eccesso di sensibilità che, dopo una crisi psicotica, si risveglia nella camerata di un reparto psichiatrico, assieme a cinque improbabili compagni di stanza con cui pensa di non avere niente in comune, pressato dai medici che gli vogliono frugare nel cervello, e accudito da infermieri che gli sembrano cinici e disinteressati.
Ma sette giorni sono lunghi, e quella che all’inizio gli sembrava una condanna pian piano si trasforma in una delle esperienze più intense e formative della sua vita.
Tutto chiede salvezza: commento
Tutto Chiede Salvezza mostra le fragilità della mente umana, il non sentirsi adeguati nel soddisfare le aspettative dettate dal mondo in cui viviamo.
Daniele non riesce a far chiarezza tra i suoi obiettivi e desideri, e si ritrova costretto a vivere una vita apparentemente soddisfacente ma che non ha scelto, preferisce spingersi oltre tutti i limiti immaginabili fino all’autodistruzione. Un destino quasi analogo per Nina, giovane celebrity social che interpreta il ruolo dell’influencer sempre on air, il cui obiettivo primario è quello di non deludere sua madre, i suoi followers (e anche i suoi haters).
Una delle caratteristiche della narrazione seriale è che, nel corso degli episodi, gli sceneggiatori non si limitano ad approfondire (unicamente) la trama principale dei protagonisti ma riescono a delineare bene anche le storie dei personaggi secondari. E, in Tutto Chiede Salvezza, oltre alla camerata dei pazienti della clinica, impariamo a conoscere punti di forza e debolezza degli infermieri e dei medici.
Approdiamo sulla “nave dei pazzi” osservandoli e mai compatendoli, osservando le loro sofferenze, cercando di conoscere il perché sono ricoverati in TSO. Non ci sono buoni o cattivi, normali o pazzi in Tutto Chiede Salvezza perché “visti da vicino, nessuno è normale”.
La serie è un crescendo di emozioni, nei 7 episodi che ripercorrono i sette giorni di ricovero in clinica, viviamo le fragilità dei suoi protagonisti, ma al contempo cerchiamo di superare il disagio interno che vivono e che non è compreso dalle loro famiglie e da chi prova a curarli.
Tutto Chiede Salvezza non si nasconde dietro pietismi, affronta la malattia e aiuta i pazienti a riconoscerla liberandosi del pregiudizio, senza aver paura di essere additati da una società fatta di apparenza. Ogni personaggio ci dimostra che dal dolore si può uscire, diventando migliori. Dopo aver vissuto il buio si può incontrare la speranza di una vita migliore.
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