Molte persone associano l’horror italiano con Dario Argento, ma è utile ricordare che anche Pupi Avati ha segnato una tappa importante nel genere con film come La casa dalle finestre che ridono, uscito nel 1976 in cui il regista bolognese trasportava le atmosfere malsane dell’horror nella provincia ferrarese. Ora, il regista è pronto a cimentarsi nuovamente col genere di paura con Il Signor Diavolo.
A dichiararlo è stato lo stesso Avati durante una masterclass tenuta al Bif&st – Bari International Film Festival:
“Voglio tornare alle paure e alle cose che mi spaventavano quando ero ragazzino. Cosa ti spaventa di più? Credere all’esistenza del male assoluto: il demonio. Ricostruire un mondo degli anni ’50 in campagna per me è un’operazione interessante da fare. Sono eccitatissimo. Voglio tornare a misurarmi con quel mondo fantastico che era la favola contadina. Voglio ritornare a quelle storie ‘di paura’ che si raccontano davanti al camino. E’ un tentativo di rigenerare un cinema italiano in cui ci sono sempre i soliti cast, dove non distingui un film dall’altro. Il cinema italiano non sta incassando più nulla, il box office è un bollettino di guerra”.
Il Signor Diavolo, tratto da un libro scritto dal regista, racconta la storia di due ragazzi del Polesine degli anni ’50. Uno dei due muore di malaria e la gente del posto ritiene che sia morto perché aveva fatto cadere l’ostia durante la prima comunione, pestandola. L’amico, non rassegnatosi della sua morte, fa di tutto per contattare un essere deforme che si dice abbia rapporti col Diavolo in persona.
Orrore e religione, paure ancestrali e rapporto col divino: queste sono le tematiche a cui ci ha abituato Avati nel suo cinema di genere (L’Arcano Incantatore, Il nascondiglio) e che siamo sicuri tornerà a far risplendere.
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