La verità di Grace, recensione del film su Netflix
Abbiamo visto La verità di Grace, il film diretto da Tyler Perry sbarcato su Netflix. Questa è la recensione.
Il thriller narra la storia di Grace (Crystal R. Fox), una donna onesta e pacifica con un matrimonio fallito alle spalle che conduce una vita solitaria, confortata solamente dalla sua amica Sarah (Phiylicia Rashad), dalla vita comunitaria in chiesa e dal lavoro in cui impiega tutte le sue energie. Un nuovo uomo compare d’improvviso nella sua vita ma nemmeno questo matrimonio finirà bene, Grace infatti viene indagata per l’omicidio del suo nuovo marito. La sua difesa viene affidata ad una inesperta ed arrendevole avvocatessa, Jasmine Bryant (Bresha Webb), che questa volta però, non convinta della reale colpevolezza della sua assistita, lotterà per fare chiarezza sul caso.
Commento
La trama sembra prospettare un appassionante legal thriller, e persino le scene iniziali sembrano introdurre una storia che possa lasciare con il fiato sospeso, o quanto meno tenere alto il livello della suspense.
Purtroppo per lo spettatore, che dovrà affrontare ben due ore di visione, sia la trama che le prime scene tradiscono le aspettative lasciando piuttosto spazio ad un film largamente scontato per ben più dei due terzi della sua durata. La regia lascia adito a molti dubbi, e propone un’altalenante sequenza di scene montate in modo quasi scolastico alternativamente dominate da colori distorti in blu o da ottiche e colori classici.
L’evoluzione della vicenda prende avvio non dalla personale storia di Grace ma da quella della sua avvocatessa, a quanto pare la vera protagonista. Tale impostazione porta ad una narrazione nella narrazione, cioè allo sviluppo della precedente storia di Grace affidata al suo racconto negli incontri con l’avvocatessa: è questa una delle note più dolenti della pellicola. I flashback sono gestiti in modo disastroso. I toni della narrazione di Grace non sono affatto consonanti alla situazione ed allo stato d’animo nei quali il suo racconto si sta svolgendo.
I dialoghi sono scontati, banali. Si può persino giocare ad indovinare e concludere le battute dei personaggi. L’interpretazione offerta anche dagli attori principali è mediocre. L’evoluzione è abbastanza macchinosa ed in generale lo svolgimento della trama non coinvolge mai completamente.
Arrivati all’ultimo quarto d’ora qualcosa sembra raddrizzare il film e invece la speranza è costretta a svanire nuovamente. Di nuovo i toni sono asimmetrici, si sfocia in una sorta di escalation horror che non ha nulla a che vedere con il carattere dello svolgimento precedente.
Si giunge, in conclusione, ad un finale che per la sua assurdità in termini logici lascia davvero interdetti.
In Conclusione: “La verità di Grace” tradisce le aspettative, e finisce per diventare l’ennesima delusione presente sul catalogo Netflix.
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2 thoughts on “La verità di Grace, recensione del film su Netflix”
Comments are closed.
Ho visto il film e non è affatto così male come nella recensione. Non mi permetto di giudicare regia riprese o quant’altro perché non ne ho la competenza, mi limito a dire che il film ha una sua trama e uno svolgimento tutt’altro che scontato con un colpo di scena finale. Anche l’avvocato alle prime armi che si prende a cuore il caso e ha contro l’ufficio dove sta facendo praticantato alla fine non riceve supporto dal suo stesso capo, come ci si aspetterebbe, anche quando questi capisce che è nel giusto. Poteva essere girato meglio, questo si, anche la parte finale, e magari attori più blasonati avrebbero dato un tono diverso alla pellicola che tuttavia nel complesso è piacevole.
Ovviamente ognuno può avere una diversa percezione di ciò che vede in un film, ed è bello che tu abbia anche motivato il tuo commento.