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View Conference 2018 – Intervista a John Gaeta, l’inventore del Bullett Time di The Matrix

Come ogni anno View Conference ci stupisce e ci permette di ascoltare e conoscere i guru e le leggende nel campo degli effetti digitali, delll’animazione e delle innovazioni nel campo del cinema e dei videogiochi.

Il corposo programma di quest’anno è stato illuminato da ospiti straordinari, tra cui il fantastico John Gaeta.

John Gaeta è stato un maestro nel campo degli effetti speciali fino al 2009, ha collaborato a quasi tutti i film delle sorelle Wachowski, vincendo un premio Oscar nel 2000 per gli effetti speciali del primo The Matrix.

Negli ultimi anni si è dedicato allo sviluppo dei parchi di divertimento per la The Walt Disney Company e ora, alla View Conference, è venuto per parlarci del nuovo progetto, alquanto misterioso, il Magicverse, sviluppato con la Magic Leap.

La presentazione del Magicverse, purtroppo, è stata veramente stringata poichè Gaeta si è dilungato nel raccontare la sua storia ma, da quel poco che siamo riusciti a capire, sembra un progetto di digitalizzazione totale della Terra e dei suoi abitanti, mescolato a un VR con occhiale aperto, che permetterà ad una totale fusione tra il reale e l’irreale, quasi una sorta di Ready Player One ma ambientato nel nostro habitat, una realtà mista, che è un concetto che durante l’intervista Gaeta ha tirato fuori spesso.

Questo progetto ha lasciato molti addetti ai lavori stupefatti, altri francamente scettici, vedremo cosa ci proporrà la Magic Leap nei prossimi anni.


Vi proponiamo l’intervista a John Gaeta, avvenuta prima della presentazione del Magicverso.


UM: Buongiorno e grazie per averci dedicato il tuo tempo, per me è un grande onore poterti incontrare. Volevo chiederti quando e come hai iniziato a lavorare nel mondo del cinema.

JG: Sì, ho iniziato tanti anni fa a New York City e sono entrato nel Saturday Night Life, che mi ha permesso di conoscere molti attori, il mondo della produzione. Nello stesso periodo mi sono trasferito al Greenwich Village e molti miei amici mi hanno parlato dell’animazione stop-motion, soprattutto nella pubblicità, quindi mi sono sperimentato in questo campo. Era appena uscito il video di Peter Gabriel, Big time, era un mondo in pieno fermento e ricco di novità. Qualche mio amico mi ha parlato di un nuovo studio sorto nel Massachusetts, gestito da Douglas Trumbull, che aveva lasciato L.A. e si era lanciato in grosse innovazioni nel campo del cinema e degli effetti speciali. Suo padre si era occupato degli effetti speciali per Il mago di Oz, una famiglia di pionieri negli effetti. Abbiamo lavorato ad un paio di progetti che divennero molto famosi: Al di là dei sogni e The Matrix.

UM: il film con Robin Williams ha particolarmente colpito con i suoi effetti speciali…

JG: E’ vero, fu particolarmente innovativo, con i suoi effetti ottici simili all’effetto del pennello nei quadri e dei dipinti, come anche la trilogia di The Matrix in cui sperimentammo una varietà enorme di innovazioni, non solo il Bullett Time.

UM: dopo la trilogia di The Matrix, hai lavorato ad un progetto bellissimo, Speed Racer

JG: Ti è piaciuto?

UM: tantissimo, non particolarmente la storia ma visivamente era stupefacente.

JG: è stato un progetto molto stimolante perchè abbiamo cercato di mescolare e creare la perfetta combinazione tra il tridimensionale e il bidimensionale, tra il look pop asiatico e la spettacolarità occidentale. E’ stato un team di lavoro di altissimo livello. Sapevamo che era un prodotto nato in Giappone, dovevamo essere fedeli alla fonte, le espressioni dovevano catturare l’attenzione, come pure le coreografie delle corse e il look, quasi fotografico. Per Speed racer avevamo un team di altissimo livello qualitativo.


Inoltre, agli altri giornalisti, John Gaeta ha affermato che attualmente non segue molto il mondo degli effetti speciali nel cinema, che The Matrix ha avuto l’impatto che ha avuto perchè apriva al mondo il concetto di Internet e creava la curiosità su questo concetto; ha affermato che Her di Spike Jonze ha avuto un impatto enorme su di lui e su chi lavora con le intelligenze artificiali, non tanto sul grande pubblico.

Per lui la VR permette la disconnesione dal mondo reale, è una scelta che ti permette di cambiare come persona. Sicuramente spaventa come spaventavano tutte le innovazioni all’inizio del loro percorso. Gaeta parla molto di realtà mista, non solo di VR, che, a suo dire, ha il problema di essere molto isolante. La realtà mista permetterà alle persone di interagire tra loro, di imparare, di farsi compagnia, di stare insieme, sarà il prossimo salto tecnologico, come è stato per la televisione.

Per lui ci saranno enormi evoluzioni nel mondo del cinema, come gli ologrammi in sala, o l’Immersive Cinema in via di sviluppo alla ILMxLab. Ci racconta come sarebbe bello essere dentro il mondo di Star Wars, per esempio, vedere l’astronave che atterra, interagire con i personaggi.

La realtà mista non sarà come il VR, in cui si sta chiusi in una stanza, ma permetterà di immergersi nel mondo, di interagire con esso. Aprirà un sacco di possibilità nel mondo del divertimento, nell’educazione, nell’informazione, sarà un progetto completamente innovativo.

Con il concetto di realtà mista, John Gaeta non ha fatto altro che anticiparci un po’ il suo progetto Magicverse che ha presentato, dopo, al pubblico della View Conference.

Aspettiamo con ansia nuovi dettagli da Gaeta e dalla Magic Leap per conoscere meglio il misterioso progetto Magicverse.


L’intervista Completa



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