[View Conference] Intervista a Paul Debevec, vincitore di un premio Oscar
Durante l’edizione 2017 della fantastica kermesse View Conference, il festival più importante in Europa del cinema digitale e dell’animazione, abbiamo potuto intervista Paul Debevec.
Paul è un artista giovane, sotto i 40 anni, che si è distinto per numerose innovazioni tecnologiche, la cui più famosa è lo studio della rifrazione della luce sul volto umano per la riproduzione in digitale e la creazione di attori digitali in tutto e per tutto uguali agli umani, grazie all’invenzione del Live Stage.
Il suo lavoro è stato utilizzato per Spider-man 2, Avatar, Lo Hobbit, King Kong per citare i film più famosi ed ha vinto un Oscar tecnico, non specifico per un film, ma generale sul lavoro che ha permesso una grande innovazione nel campo degli effetti speciali, nel 2010.
Qui a Torino porta il suo contributo sulle sue scoperte e, in particolare, sulla collaborazione con Luc Besson per il film Valerian e la città dei mille pianeti. L’intervista è stata fatta con altri giornali, qui vi riporto le risposte date a noi di Universal Movies.
UM: “Sei un pioniere, nel mondo digitale, per il tuo lavoro sulla rifrazione della luce sugli oggetti e i visi delle persone. Quali sono le ripercussioni sul campo cinematografico, spiegandolo in modo che possa comprenderlo anche un non addetto ai lavori?”
PD: “Il più importante oggetto che si utilizza nel mondo del cinema, riguardo alla luce, si chiama Live Stage. E’ una sfera di luce LED, controllata dal computer, in cui l’attore viene posto dentro e lo si può illuminare con ogni tipo di illuminazione. Le telecamere sono tutte intorno e si può digitalizzare il risultato, in modo da avere un modello 3D del viso dell’attore, con ogni sfumatura della pelle e ogni imperfezione che ci può essere. E’ stata già utilizzata su circa 30 film.”
UM: “E’ uno strumento caro da utilizzare?”
PD: “E’ abbastanza caro ma rientra bene nelle spese di una produzione ricca di effetti speciali, perchè riduce di molto il lavoro ed è un costo ben sopportabile.”
UM: “Si può utilizzare nelle produzioni televisive?”
PD: “Assolutamente si! Viene già utilizzata dalla TV e anche nei videogiochi, soprattutto con l’avvento delle produzioni VR. E’ entrata nel mondo televisivo già 10 anni fa, in Venezuela, in una telenovela chiamata Mis 3 hermanas, e nello show avevano bisogno di far vedere 4 personaggi sulla superficie dell’oceano, hanno utilizzato degli stunt con un corpo simile ai protagonisti e hanno mandato gli attori a Los Angeles per utilizzare il Live Stage, ponendo il viso sul corpo degli stunt in acqua. E’ una tecnologia usata anche in Il trono di spade e numerosi videogames.”
UM: “Tu sei una delle poche persone che ha vinto un Oscar per motivi tecnici e non per un film specifico. Quali sensazioni hai avuto al riguardo?”
PD: “Assolutamente fantastica, chi non vorrebbe vincere un Oscar! L’Academy Awards per ragioni tecniche esiste da tantissimi anni e ha regole di consegna diverse da quelle per il cinema, per innovazioni tecnologiche legate al mondo del cinema. La tecnologia deve avere un valore che resiste alla prova del tempo, e deve migliorare le condizioni di utilizzo degli effetti speciali. I primi utilizzi del Live Stage sono stati per Spider-man 2, Superman returns, King Kong e Il curioso caso di Benjamin Button. ”
UM: “Per Valerian e la città dei mille pianeti, quale è stato il tuo contributo?”
PD: “Io amo questo film e il lavoro fatto dagli amici degli effetti speciali della Digital Domain. Noi ci siamo occupati della pelle degli attori che sono diventati quei bellissimi alieni con la pelle blu che vedete nel film, in un lavoro simile a quello utilizzato per Avatar di James Cameron. Ma questi sono alieni diversi, traslucenti, puri, e molti attori erano alti e bellissimi umani che noi abbiamo filmato col Live Stage, in modo da riportare sugli alieni le stesse espressioni e le stesse emozioni.”
UM: “I tuoi prossimi progetti?”
PD: “Dalla scorsa estate ho iniziato a lavorare con Google facendo ricerca sulla VR: vi mettete gli occhiali progettati da noi e vi ritrovate in un altro mondo. Il mio contributo è quello di permettere che ciò che vedete negli occhiali sia ricco e dettagliato tanto quanto quello che potete vedere in uno schermo cinematografico, includendo la tecnologia da me creata nel mondo della realtà virtuale.”
Inoltre, rispondendo ad altre domande, ha detto che siamo molto vicini ad avere attori assolutamente realistici, ma è un procedimento molto caro. E’ molto impressionato dal lavoro fatto per Blade Runner 2049 e, soprattutto con Paul Walker per l’ultimo Fast & Furious che, a suo parere, meritava di entrare almeno nella cinquina dei film nominati agli Oscar per gli effetti speciali, ma la compagnia cinematografica ha preferito non spingere il film su questi binari.
Paul Walker è stato ricreato in parte con l’utilizzo di uno stunt, in parte con elementi del fratello più piccolo che gli assomiglia molto e in parte con il Live Stage, creando probabilmente l’attore digitale più realistico visto al cinema finora.
Riguardo l’aspetto etico che tocca l’utilizzo degli attori defunti, espressi in digitale, o di attori, anche vivi, che non condividono questa moda, un giornalista cita come esempio il film The congress di Ari Folman che tratta un tema simile. Paul ci sottolinea che il film, in parte, è stato girato nella sede della sua società americana. Per l’artista è un problema marginale perchè per ogni attore riportato in vita digitalmente viene contatta la famiglia per il consenso, e molti attori, nel loro testamento, esprimono esplicitamente il loro punto di vista su questo argomento, come pare abbia fatto il defunto Robin Williams. In ogni caso è un dovere dell’artista onorare l’attore che riporta in vita e non tradirne lo spirito, come è capitato recentemente per alcuni spot televisivi.
Grazie a Paul che è un grande artista e un uomo estremamente gentile.
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